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Un Posto al Sole festeggia i 20 anni al Caffè Vulcano, sognando Sentieri (e ritrovando Aiello)

Un Posto al Sole, backstage e set di una soap ventennale.

pubblicato 21 Ottobre 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 18:32

Un Posto al Sole celebra oggi, venerdì 21 ottobre, i suoi primi 20 anni e per festeggiare ha invitato un nutrito gruppo di giornalisti a brindare al Caffè Vulcano (sì proprio il regno di Silvia e luogo di mille incontri). C’era anche Blogo a sbirciare tra i corridoi del Centro di Produzione Rai di Napoli, ad affacciarsi sui set di Palazzo Palladini e a seguire il ciclo integrale di produzione che fa di Un Posto al Sole ormai l’unico caso di lunga serialità quotidiana nel panorama tv italiano. Non solo è la soap più longeva, ma è di fatto l’unica che abbia resistito del ‘trittico’ che negli anni ’90 fece sperare nell’arrivo di un modello industriale nella fiction domestica.

Inutile dirvi che con una cinquantina di giornalisti al seguito – di ogni età, di ogni testata, ma tutti accomunati dall’affetto per la soap (con picchi di vero ‘fanatismo’)  – i nostri ospiti hanno avuto un bel daffare a tenere l’ordine: l’atmosfera era, come immaginabile, quella di una allegra gita, per di più ‘aggravata’ dalla consapevolezza di entrare nel ‘sancta sanctorum’ della soap italiana a carpirne i segreti, un po’ come se si stesse girando per i corridoi di Hogwarts. Per farla breve, ho la sensazione che un gruppetto di fans adolescenti sarebbe stato di certo meno indisciplinato e confusionario di noi (e tutto questo ancor prima di arrivare al buffet, eh).

Clima da gita a parte, il tour sui luoghi di Un Posto al Sole ha permesso di toccare con mano la ‘fabbrica tv’ che il Centro di Produzione Rai di Napoli rappresenta: varietà – dallo storico Senza Rete alle produzioni di oggi come Made in Sud, Stasera tutto è possibile – e fiction sono i due indirizzi perseguiti dal Centro, guidato da Francesco Pinto. E’ lui ad accoglierci, presentandosi come ‘il gestore del locale’ ed è lui che si ritrova (‘coerentemente’ al ruolo dichiarato) dietro al bancone del caffè Vulcano per soffiare, idealmente, sulle prime 20 candeline della soap desiderando Sentieri e i suoi 78 anni di programmazione. Più che un desiderio è un obiettivo per far andare avanti una macchina che lavora quotidianamente 50 settimane su 52, con un comparto scrittura che si alterna per riuscire a prendere un po’ di fiato e che di fatto non ha più tempo per pensare agli speciali estivi o natalizi (per chi ne chiede a gran voce il ritorno).

Dal pre-plot al trattamento, dai dialoghi alla produzione: sono otto le settimane necessarie per sviluppare un blocco di puntate. Un modello produttivo importato dall’industria britannico/australiana, cui ‘risale’ il format di Un Posto al Sole, da Wayne Doyle, prima ‘guida’ autoriale della serie che aveva nell’australiana Grundy il primo partner coproduttivo. Su questo modello di produzione, di cui si sono mutuati ritmi e cadenze industriali, si sono innestate storie e personaggi concepiti, ideati, sviluppati esclusivamente per l’Italia. Modello produttivo anglosassone e creatività italiana, dunque: questo il mix glocal (per dirla con un termine molto amato nei ’00) che caratterizza Un Posto al Sole e che ha finito per creare un unicum di flessibilità e identità, di ‘eccitazione’ e rassicurazione, che va avanti da 20 venti anni e su cui non hanno fatto presa i rigidi modelli di scrittura soap di scuola americana.

A imperituro memento campeggia nella sala scrittura una griglia di sviluppo narrativo improntata al classico modello USA, diventata, però, solo una bacheca per gli appunti, a dimostrazione che la soap partenopea segue un percorso del tutto autonomo dai celebrati meccanismi creativi d’Oltreoceano.

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Nella ‘writers’ room‘ invece c’è un estratto del copione e delle scene del mancato matrimonio di Angela e Alessandro. Mi sembra sufficientemente esplicativo di un modello di pensiero e di creazione. Non poteva mancare un calcio balilla (che fa subito Friends) e tanti altri dettagli che ricordano altre serie ed altri luoghi. Sulle pareti, poi, è affisso un altro importante ‘monito’,  quello di non dimenticare mai che Napoli – la città, i suoi monumenti, la sua storia, ma anche le sue atmosfere, la sua cultura, le sue prerogative – è la vera protagonista.

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E a proposito di protagonisti, il nostro viaggio alla scoperta di UPAS – per cui ringraziamo chi ci ha invitato, accolto, accompagnato e sopportato – si compone di tanti contributi che trovate qui, su TvBlog, per una sorta di #UpasDay che si estenderà nei prossimi giorni e comprende le interviste a Marzio Honorato Marina Tagliaferri (che saranno, per gli aficionados della prima ora, per sempre i coniugi Poggi), Ilenia Lazzarin, Riccardo Polizzy Carbonelli, al presidente del CPTv Napoli Francesco Pinto, al direttore creativo Fabio Sabbioni e al capo del reparto scrittura Paolo Terracciano. Vi accompagneremo in questo viaggio sul set di Un Posto al Sole, dove è già Natale e dove il reparto scrittura ha già superato San Valentino. Seguiteci.

Un posto al sole