I consigli di TvBlog
Home Maurizio Costanzo: “Le Dieci Cose di Walter Veltroni? I politici devono fare i politici, non c’è tempo per le improvvisazioni”

Maurizio Costanzo: “Le Dieci Cose di Walter Veltroni? I politici devono fare i politici, non c’è tempo per le improvvisazioni”

Da L’Intervista alle Dieci Cose di Veltroni, passando per gli errori della tv contemporanea.

pubblicato 23 Ottobre 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 18:23

“Oggi tra Rai, Radio e Mediaset (e Tv2000, aggiungerei, ndr) è più presente di dieci anni fa”, fa notare Malcom Pagani su Il Fatto Quotidiano. “E’ come una seconda vita. Piovono ancora proposte. Sono stupito: a volte mi sembra esse stato all’estero. Se so accorti che so fa’ le interviste a 78 anni. E lavoro come un matto, sì. Io e Maria ormai ci incontriamo la mattina, uno si sveglia e l’altro va a dormire”, risponde Maurizio Costanzo in una lunga intervista. Il ‘signore della tv’ si racconta.

“Un giorno sono andato da Maria e le ho detto: ‘Se sto a casa in poltrona, moro in tempi brevi’. Lei era felice. A insistere perché facessi L’intervista è stata lei”. La prossima ospite sarà Belen Rodriguez (giovedì 27 ottobre, seconda serata, Canale 5). “Sarei morto sul serio perché così succede a quelli che fanno il mio lavoro: se non hanno la testa in movimento, gli si atrofizza il cervello. Si spengono e poi se ne vanno. Potevo stare benissimo a casa a leggere un libro o un giornale. Ma poi? Se ho tanti impegni sto meglio fisicamente”.

“A spingere Maria (De Filippi, s’intende, ndr) a fare la tv”, continua, “sono stato io. Lei non ne sapeva niente e io ignoravo potesse diventare così brava”. Così brava da sbancare negli ascolti e doppiare Dieci cose, il programma ideato da Walter Veltroni: “Stimo Walter e conoscevo suo padre, ma con tutto il rispetto e anche l’affetto, ognuno deve fare il proprio mestiere. Il politico deve fare il politico, il sindaco, il sindaco e l’autore televisivo, l’autore televisivo. Tempo per le improvvisazioni non ce n’è più”.

Quindi Costanzo fa notare dove sbaglia la tv di oggi. Punto uno: “L’idea di rincorrere una tv giovanile è sbagliata. I ragazzi non si fermano davanti a una generalista neanche sotto tortura. Quando Campo dall’Orto venne nominato Dg della Rai, ci incontrammo. Lo conoscevo perché era stato a Canale 5 e parlammo di prospettive: ‘Ricordati che a ogni influenza, il pubblico di Rai Uno diminuisce un po’ […] Dai 67 anni in su, li perdiamo. Ci lasciano, ci salutano, se ne vanno. E’ statistica”.

Punto due: “Dall’altro lato ci si ostina a non ragione sul pubblico al quale ci si rivolge. Quando facevo la domenica pomeriggio, durante la prima ora, tre le 14 e le 15, mi preoccupavo che gli autori fossero delicati nella scelta dei pezzi musicali e non sparassero rock. A quell’ora, i vecchietti stavano a fà la pennichella. Risposavano. Bisogna pensa’ a chi te sta a guarda’. Te devi cala’ su sto paese se vuoi che accenda la tv. Devi conoscere le attitudini del tuo pubblico, da Nord a Sud. Ho il sospetto che i dirigenti Rai e Mediaset a ‘ste cose non ci pensino”.