Lost, Damon Lindelof su un possibile reboot: “Sarebbe bello se diventasse come Star Wars”
Damon Lindelof ha ribadito la sua intenzione di non lavorare ad un reboot di Lost, ma anche che gli farebbe piacere se il marchio della serie fosse utilizzato come è stato fatto con Star Wars, proponendo nuove storie e personaggi
In un panorama televisivo in cui i network pensano sempre più spesso di riportare sul piccolo schermo i titoli più cult del passato, ce n’è uno di cui si parla di un possibile reboot fin dalla sua conclusione. Parliamo di Lost che, quasi sette anni dopo il suo -discusso- finale, resta una tra le serie tv il cui rifacimento potrebbe attirare l’attenzione della Abc.
D’altra parte, quando ancora la sesta stagione non si era conclusa, il network aveva espresso la propria disponibilità a pensare, in futuro, ad un modo per riportare in tv la mitica Isola ed i suoi misteri, sfruttando così un marchio di sua proprietà e senza dover coinvolgere gli artefici dello show, J.J. Abrams, Carlton Cuse e Damon Lindelof.
Proprio quest’ultimo, interpellato sulla questione da Entertainment Weekly, ha ribadito quando disse -d’accordo con Cuse- poco dopo la conclusione del telefilm, ovvero che il suo lavoro si è concluso sette anni fa, quando 13,5 milioni di telespettatori scoprirono la sorte che avevano scritto per Jack (Matthew Fox) ed il resto dei naufraghi:
“Lost era fortemente serializzato: credo davvero che sarebbe un tradimento [verso il pubblico] tornare e dire di avere qualcos’altro da dire che mi è venuto in mente adesso, soprattutto considerato che abbiamo avuto molto tempo per poter chiudere la serie alle nostre condizioni (la Abc, intorno alla terza stagione, concordò con gli autori il numero di episodi da realizzare prima di chiudere lo show, ndr)”.
Se per Lindelof -ora al lavoro sulla terza ed ultima stagione di The Leftovers– Lost non lo avrà più, questo non vuole dire che il telefilm non possa avere nuova forma, considerato anche come è finito.
[accordion content=”Nel finale di serie, infatti, tutti i protagonisti si ritrovano in una chiesa, in una sorta di Limbo in cui sono finiti dopo essere morti in fasi diverse della loro vita. Essendo stata la permanenza sull’Isola il periodo che li ha cambiati di più, il gruppo si ricompatta per poter attraversare la porta che li porterà altrove.
“Questi personaggi non solo sono morti”, ha spiegato Lindelof, “ma abbiamo mostrato la loro esperienza dopo la morte. Ogni nuovo approccio su Lost dovrebbe considerare dei nuovi personaggi”.” title=”-Attenzione: informazioni sul finale di serie di Lost-“]
Da qui, l’idea di Lindelof, in realtà non del tutto inedita: trattare Lost come un marchio che si possa rinnovare negli anni, subendo un trattamento subìto recentemente da un altro brand:
“Carlton ed io abbiamo sempre detto di essere disposti ad ogni futura declinazione della proprietà intellettuale. Lost è stato più grande di noi e più grande di J.J. C’è qualcosa di davvero entusiasmante nel fatto che George Lucas abbia venduto l’universo di Star Wars ed ora la gente che è cresciuta guardandolo lo sta facendo (tra di loro, lo stesso Abrams, ndr). Magari la stessa cosa potrebbe accadere con Lost”.
Certo, trattare una delle serie più celebri degli ultimi dieci anni come un semplice marchio da riscrivere può sembrare riduttivo, ma così facendo gli autori si tutelano dal rischio e dalla tentazione di mettere mano ad una serie che, com’è giusto, non può subire ripensamenti, sia il finale piaciuto o no.