Che Dio Ci Aiuti 4, Elena Bucaccio (Head writer) a Blogo: “Contenta del cast ‘supergiovane’. Giusto innovarsi senza snaturarsi. La sigla? Diventerà più folle!”
Blogo ha intervistato Elena Bucaccio, head writer di Che Dio Ci Aiuti 4, che ha parlato della stagione della serie tv, delle innovazioni al suo interno e della stato della fiction
Con la quinta puntata, in onda questa sera su Raiuno alle 21:30, Che Dio Ci Aiuti 4 arriva a metà stagione: lo spostamento della fiction nell’inedita serata della domenica non sembra aver danneggiato gli ascolti della serie prodotta da Rai Fiction e LuxVide, sempre superiori ai 5 milioni di telespettatori. La serie tv con Elena Sofia Ricci, ascolti a parte, ha subìto un forte rinnovamento nella quarta stagione, complice l’uscita di scena dal cast di Lino Guanciale (il cui Guido, però, non ha ancora finito di comparire nel convento di Fabriano) e l’ingresso di ben sei nuovi personaggi.
A gestire tutte le loro dinamiche la head writer Elena Bucaccio, che bazzica nel mondo di Suor Angela (la Ricci) e di Suor CostanzaQuesto è il mio paese e Non dirlo al mio capo.
Blogo ha così contattato l’autrice, che ci ha rivelato non solo le preoccupazioni iniziali per il cambio di serata in palinsesto, ma anche la soddisfazione per i risultati ottenuti, anche sui social network (complice l’idea di inserire nel corso degli episodi degli hashtag per spingere il pubblico a commentare quanto accaduto). Non solo: la Bucaccio ci ha anche anticipato cosa succederà nella seconda parte di stagione, ha sottolineato la gioia di avere un cast giovanissimo, e ci ha rivelato le sue passioni a livello seriale, oltre che confidarci di cosa vorrebbe occuparsi in futuro.
E’ la prima volta che la fiction va in onda di domenica… La cosa vi preoccupava?
“Ero molto preoccupata, invece siamo molto felici. La media di Raiuno, la domenica sera con le fiction, l’anno scorso è stata del 14,7%, massimo 16%. Noi stiamo invece intorno al 22%, sette punti sopra la media”.
Quindi rimarrete alla domenica sera anche nella seconda parte di stagione?
“Sì, da quello che sappiamo sì”.
In Che Dio Ci Aiuti ricopri il ruolo di head writer: è sempre stato così?
“Il primo anno mi hanno chiamata a far parte di un gruppo, che però si è sciolto in corso d’opera nelle prime due-tre puntate, nel senso che serviva una guida unica ed hanno ritenuto che fossi la più adatta. Il concept di serie (la storia di una suora con tre ragazze) esisteva già. Il resto è tutto, nel bene e nel male, mio”.
Sei un po’ la showrunner o è diverso?
“Stiamo andando sempre di più verso lo showrunner, figura che in Italia non è mai esistita fino ad ora. Lo showrunner ha una visione più completa, è quello che segue anche la scelta del cast, del regista. Ha una visione che non riguarda solo la scrittura, ma anche la confezione. Noi ora siamo a metà, nel senso che si tende a seguire tutto sempre di più. Poi, per fortuna, in LuxVide c’è un reparto editoriale molto forte, che non c’è in altre strutture. Ci sono numerosi giovani sceneggiatori che ti aiutano, c’è un direttore creativo che partecipa molto, ci sono degli editor… La figura dello showrunner è diviso in più persone, ma stiamo andando verso la figura dello showrunner unico”.
Hai lavorato alle sceneggiature della quarta stagione?
“Io scrivo il soggetto di serie insieme a delle giovani sceneggiatrici e le linee orizzontali dei personaggi, quindi tutto quello che accade nelle linee sentimentali o melò, mentre i casi di puntata sono presentati dagli sceneggiatori di puntata. In realtà, io ho scritto nella quarta stagione sedici puntate su venti, quindi un bel po’”.
Nella quarta stagione compaiono in ogni episodio un paio di hashtag: come ti è venuta questa idea e come sta reagendo il pubblico?
“Noi facciamo una serie che nasce come estremamente tradizionale, ma poi è il contenuto che fa la differenza. Abbiamo aggiunto degli elementi di novità, come gli hashtag, abbastanza forti. Abbiamo inserito una cosa di cui siamo fieri, ovvero il fatto che gli hashtag che inseriamo sono ‘multimediali’, non cioè semplicemente interni alla narrazione di puntata, ma extratestuale, cioè prevedono che poi siano ripassati su Twitter e non parlino più solo della serie, ma anche di cose personali degli utenti. E’ un tentativo che mi sembra riuscito: siamo stati trend topic nella puntata scorsa”.
Quindi ripeterete quest’esperimento anche in un’eventuale quinta stagione?
“Assolutamente sì, cercheremo di renderlo più interattivo, dando la possibilità di raccontare le proprie esperienze attraverso un hashtag. Se, ad esempio, dovessimo lanciare l’hashtag #LaVendettaPortaMale, chiederemo ai telespettatori di raccontarci la loro esperienza tramite l’hashtag, per raccontare un mondo più completo che riguarda non solo quello che succede nella fiction”.
Entrando nel dettaglio, la quarta stagione ha subìto un notevole cambio di cast: è stata un’esigenza dettata dal fatto di non poter più avere nei paraggi Lino Guanciale, di cui ho perso il conto delle fiction che sta facendo…
“Noi lo chiamiamo PrezzemoLino! (ride, ndr)”
…o avevate già in mente questo reset?
“Guarda, nella realtà sono entrambe le cose. Lino era già alla sua seconda stagione, e la sua linea portante, che prima era l’accettazione della paternità e poi l’accettazione dell’innamoramento per Azzurra (Francesca Chillemi), era conclusa. Lino è un uomo intelligente, ha anche capito che il suo personaggio avrebbe ripetuto sistemi usurati, per cui è stata una decisione da entrambe le parti, con grande sofferenza: abbiamo dovuto rinunciare ad un attore che porta tanto pubblico, molto amato, non ci abbiamo dormito la notte, o almeno io non ci ho dormito la notte!”
Però vi è rimasto il 50% di quella coppia, ovvero Azzurra…
“La scelta di raccontare la storia della sua maternità è stata dura. Abbiamo tanto pensato a cosa far fare ad un personaggio che è nella serie addirittura da tre stagioni. Noi abbiamo personaggi con linee orizzontali molto forti, non hanno storie di puntata. Abbiamo iniziato a pensare al tema della maternità un po’ perchè Francesca era incinta, un po’ perchè anche io ero incinta, quindi non si parlava d’altro: la gravidanza era al centro dei nostri pensieri (ride, ndr). Ma è stata una scommessa passare da una trama sentimentale pura ad un racconto più adulto di una maternità ‘subita’. La scelta più difficile di cui io sono più felice, ma di cui lo è anche LuxVide, è che abbiamo scelto come nuovi attori quattro supergiovani. Lino e Francesca, quando erano entrati nella serie, erano più grandi, loro invece sono dei ragazzini. Quella di aver abbassato l’età dei protagonisti è una scommessa vinta”.
Tra i nuovi personaggi spiccano in particolare Monica (Diana Del Bufalo) e Nico (Gianmarco Saurino)…
“Per il momento c’è un innamoramento assoluto verso Nico, le ragazzine sono pazze di lui. Anche questo non era facile: Gianmarco è un ragazzino, alla sua prima esperienza vera. Due anni fa scrissi la fiction ‘Questo è il mio paese’ e lui faceva una parte piccolissima. Ma è un ragazzo di grande, grande talento, e di altissima professionalità. Sono felice che sia così apprezzato. Secondo me con il tempo il pubblico si affezionerà anche alle ragazze, sono un po’ meno melò, ma mi piacciono molto, soprattutto Monica”.
Poi Diana la interpreta in modo particolare…
“Diana è fantastica. Lì c’è stata una scelta di target, abbiamo preso una ragazza, che aveva fatto pochissimo l’attrice ma molto apprezzata sui social. Secondo me è la nuova Cortellesi. Quando recita ha un istinto… E poi è bella ma non bellissima, è bella vera, con una capacità di fare commedia che nelle attrici italiane è rara. Porta commedia di suo, è un personaggio sopra le righe, senza mai andare fuori tono”.
I loro personaggi ed i loro battibecchi, che poi si trasformano in qualcosa di più tenero, ricordano un po’ quelli delle prime stagioni di Guido ed Azzurra…
“Diciamo che il battibecco che poi si trasforma in innamoramento non l’abbiamo inventato noi! (ride, ndr)”.
Certo, però nei primi episodi di questa stagione Suor Costanza, assistendo ad un battibecco tra Monica e Nico, dice “Questa scena l’ho già vista”…
“Però se tu li guardi sono fatti esattamente all’opposto: Nico è appartemente superficiale, superficialmente innamorato del mondo, sembra superficialmente pronto ad ogni tipo di relazione; mentre Monica è quella più seria, più studiosa, più secchiona, più chiusa… E’ quella pronta a fare la pazzia, ma più chiusa. Questo ribaltamento era necessario per staccarci dal racconto precedente, anche per me che l’ho scritta, altrimenti avrei corso il rischio di lavorare a macchinetta. Invece li abbiamo switchati: abbiamo scritto un maschio più femmina, più tenero, però ferito ed incapace di avere una storia seria, ed una donna più seria, molto più chiusa, che però ad un certo punto di deve sciogliere. E poi mi è piaciuto raccontare di una ragazza che era un po’ cicciona, che ora è secca, ma dentro è cicciona. Ci sembrava divertente, anche per raccontare la fragilità femminile, come ci vedono”.
Un’altra innovazione è stata la sigla… La prima volta che l’ho vista non capivo bene cosa stessi guardando…
“La musica è la stessa delle prime due stagioni. Anch’io ci sono rimasta un po’ quando l’ho vista la prima volta (ride, ndr), ma secondo me va nell’indirizzo che sta prendendo la serie, che si sta staccando sempre di più dal modello Don Matteo”.
A chi è venuta l’idea di piazzare tutte quelle Suor Angela quasi a ‘mo di Gif?
“Quei movimenti li avevamo già usati in passato per fare il lancio nei sottopancia, dove compariva Suor Angela che faceva quelle mossette. Ci faceva così tanto ridere… Poi ti dico che da metà stagione la sigla cambierà ancora un po’, sono stati inseriti altri colori, sfondi più fluo, non so se sarà più bella o più folle! Però anche io all’inizio ero rimasta basita!”
Siamo a metà stagione: ci puoi anticipare cosa accadrà nei prossimi episodi, ad esempio se rivedremo Guido?
“Lo rivedremo, non solo nel finale, ma anche in una puntata al centro della stagione in cui Azzurra dovrà prendere delle decisioni e lui sarà con lei. In questa seconda parte il racconto di Azzurra e di come voglia prendersi carico di sua figlia Emma (Bianca Di Veroli) fin quando non trova una famiglia cambierà. Ci sarà un momento in cui Azzurra decide di essere veramente partecipe della vita della figlia, e lì comincia un’altra storia. E poi arrivano altri personaggi che romperanno le scatole a Monica e Nico. La seconda parte della stagione sarà più piena della prima, in cui abbiamo dovuto presentare i personaggi. Ci sarà anche un rapporto molto divertente tra Suor Costanza e Valentina (Arianna Montefiori), per cui diventerà non solo una Madre Superiora, ma proprio una madre. E poi ci sarà tutta la storia d’amore tra Gabriele (
GiovanniCristiano Caccamo) e Valentina”.
Spesso la fiction viene denigrata, ma gli ascolti delle serie Rai sono da record: chi ha ragione, chi cerca sempre un miglioramento o i milioni di telespettatori che le seguono e ne decretano il successo?
“Io penso che bisogna innovarsi sapendo il ruolo che si ha all’interno della televisione italiana. Avendo una tv ancora fortemente generalista, e lavorando per Raiuno, che è fortemente generalista, non bisogna snaturarsi. Se facessimo Breaking Bad su Raiuno non farebbe grandi ascolti… La sfida è di riuscire a mantenere il contatto con il grande pubblico cercando di cambiare man mano. E’ vero che la fiction è in una fase importante, ma penso che pian piano qualcosa stiamo facendo: gli sceneggiatori ed i produttori sono più giovani, e poi abbiamo un capo della fiction, Tinni (Andreatta, ndr), che è intelligente, sensibile, moderna, sa cogliere gli elementi di modernità con quelli più tradizionali. Che Dio Ci Aiuti ne è un esempio: è una serie fortemente mainstream, per la prima serata, però pian piano la stiamo cambiando. Penso che è vero che in alcuni casi la fiction italiana si un po’ indietro, ma stiamo lavorando per migliorare, ed in alcuni casi ci siamo riusciti. In Che Dio Ci Aiuti con gli hashtag e la sigla ci stiamo lavorando”.
Sei anche un’appassionata di serie tv americane: tra le tue serie preferite c’è Modern Family…
“Quella la so a memoria”.
Ce ne sono altre che segui ed a cui ti ispiri?
“Si vede dalla mia serie: sono pazza di Grey’s anatomy. E’ una serie mainstream: se mettessimo una serie come Grey’s anatomy su Raiuno, farebbe comunque otto milioni, è mainstream ma moderna. Poi sto guardano anche altre cose: in questo momento sto seguendo This Is Us, che è bellissima, oppure The Night Of, molto classica e profonda. Noi sceneggiatori dobbiamo sempre essere aperti alla visione delle serie internazionali. Le guardo tutte, anche Unbreakable Kimmy Schmidt… mi piacciono molto le serie comedy”.
Però oltre alla comedy, nel tuo curriculum, ci sono anche lavori più impegnati, come La città dei matti, Questo è il mio paese ed Altri tempi. Non senti la mancanza di questo tipo di fiction?
“Sì, in alcuni momenti. Ma in realtà non le ho abbandonate completamente. Hanno appena finito di girare una serie che ho scritto con Francesca Archibugi, Romanzo Famigliare, di cui lei è la regista. E’ la storia di una ragazzina di sedici anni che rimane incinta, è una storia molto più dura di quelle che facciamo in Che Dio Ci Aiuti, molto calda, profonda, seria. Cerco di non perdere il contatto con la fiction più impegnata, magari con una cadenza meno frequente rispetto a Che Dio Ci Aiuti e Non dirlo al mio capo, ma in mezzo cerco sempre di metterci qualcosa di più tosto, anche per non perderci la mano”.
Come sta andando la scrittura della seconda stagione di Non dirlo al mio capo?
“Abbiamo finito di scrivere il soggetto di serie, ora sto scrivendo la prima puntata. L’idea è di girare a giugno”.
Messa in onda nel 2018?
“Sì, decisamente”.
Hai affrontato numerosi temi in televisione, dai più divertenti ai più seri. Ce n’è uno che ti piacerebbe affrontare e che non hai ancora affrontato?
“Prima citavo Unbreakable Kimmy Schmidt. Mi piace l’idea di prima volta, che sto ancora cercando di mettere a punto. Le prime volte mi piacciono, vorrei provare a raccontare qualcosa a proposito. C’è anche un’altra serie, Samantha Chi?, su questo tema che mi piace: il tema delle prime volte mi affascina, ma sto ancora cercando di capire in che direzione. Vorrei trovare una via di mezzo tra la comedy ed il drama. Mi piace il concetto di ricominciare a vivere. Vedremo.”