Legion, su Fox la psichedelica (e diversa) serie che introduce il mondo degli X-Men in televisione
Su Fox (canale 112 di Sky) Legion, serie tv che racconta le vicende di David Heller, ricoverato in un istituto psichiatrico ma che in realtà è dotato di superpoteri
Prima che Fx decidesse di realizzare una serie tv tratta dai fumetti Marvel, era difficile pensare ad uno show che non si staccasse dai soliti cardini del supereroe tormentato e destinato a salvare il mondo. Con Legion, in onda da questa sera alle 21:50 su Fox (canale 112 di Sky), invece, abbiamo imparato che non solo è possibile, ma che era anche il momento giusto per tentare questa strada.
Nessuno meglio di Noah Hawley, forse, poteva cimentarsi in questa avventura: il creatore di Fargo, infatti, ha portato nella sua nuova serie tv tutta l’attenzione per l’animo umano e per lo humor non scontato che già abbiamo conosciuto nel remake del film del fratelli Coen.
Qui, però, si cambia totalmente scenario: nella prima serie tv ambientata all’interno del mondo degli X-Men, il protagonista è David Haller (Dan Stevens, Downton Abbey), noto agli appassionati dei fumetti non solo come figlio del Professor X, ma anche come Legion, appunto, uno dei mutanti più potenti della Terra. David ha infatti diversi poteri legati alla sua mente, ognuno dei quali, però, viene controllato da una delle sue personalità multiple.
All’inizio dello show, però, David non sa niente di tutto questo: nell’apertura del primo episodio, vediamo come il protagonista, fin da piccolo, abbia iniziato a manifestare dei comportamenti simili alla schizofrenia, al punto da costringerlo, dopo l’adolescenza, a farsi ricoverare in un istituto psichiatrico. Qui riceve tutte le cure del caso, per un problema che, però, non è tale.
A risvegliare i suoi poteri ci pensa la bella Syd Barret (Rachel Keller), con cui David instaura un legame particolare. Sarà lei a mettere David nelle condizioni di rendersi conto di non essere pazzo, ma di avere dei poteri. Non dei poteri qualsiasi: il Governo è pronto a catturarlo ed ad esaminarlo e, soprattutto, a controllarlo.
Sarà la dottoressa Melanie Bird (Jean Smart), terapista dai metodi poco convenzionali, ad aiutarlo non solo a fuggire da chi lo vuole catturare, ma anche a capire chi sia veramente. Ma David -e qui troviamo la vera differenza rispetto alle altre serie ambientate nel mondo dei supereroi- ha innanzitutto dei problemi con il proprio passato, evidentemente diverso e più complesso rispetto a quello dei suoi coetanei, nonostante l’affetto della sorella Amy (Katie Aselton). Così, inizia il suo viaggio alla scoperta di se stesso, un viaggio che farà a fianco dei suoi nuovi amici e di Lenny Busker (Aubrey Plaza), ex compagna di istituto che lo mette sempre di fronte a delle scomode affermazioni.
Legion prima che uno show sui supereroi è una serie tv psichedelica, da vedere ed ammirare e poi da analizzare: le immagini, qui, valgono tanto quanto la trama, complessa ed articolata, che nell’arco della prima stagione da otto episodi promette colpi di scena e sorprese. D’altra parte, il punto di vista è quello del protagonista: preparatevi, quindi, a scenografie che richiamano gli anni Settanta, a tablet moderni, ma anche ad effetti speciali “esplosivi” ed a coreografie in stile Bollywood.
Fin dal suo primo episodio, Legion promette di essere differente rispetto a quanto fatto precedentemente in televisione: un pout pourri di suggestioni legate dal comune denominatore della pazzia e della forza, per un racconto drammatico e d’azione che conquisterà anche i non appassionati di supereroi.
E’ proprio il pubblico meno esperto della Marvel quello a cui Hawley ha voluto rivolgersi, mettendo a volte in secondo piano l’aspetto fantasy della storia e preferendo quello più umano della sanità mentale e del rapporto con se stessi. Fin dall’ispirazione dei Pink Floyd, a ci si deve il nome del personaggio della Keller, Legion si propone come un viaggio nei meandri della mente, sia essa quella di un mutante o di un semplice essere umano: in entrambi i casi, un mondo da esplorare e con cui giocare, fino a diventarne, anche se solo agli occhi degli altri, pazzi.