Mia Ceran a Blogo: “Rai dire Niùs e Quelli che il calcio i miei primi passi nel mondo dell’intrattenimento (senza progetti a lungo termine)”
Intervista a Mia Ceran – Rai dire Niùs, la svolta extra-giornalistica ed il sogno nel cassetto.
“E’ un bel periodo, soprattutto perché sto sperimentando molto. Questo mi tiene viva”. Mia Ceran è una professionista eclettica. Ha la capacità di rimanere credibile sia tenendo il timone di un programma istituzionale come UnoMattina che facendo l’inviata del più scanzonato e cazzaro (in senso positivo) Quelli che il calcio. Da lunedì 13 febbraio la giornalista si mette alla prova con un’ennesima sfida: si chiama Rai dire Niùs, in onda subito dopo il Tg 2, ed è il nuovo programma targato Gialappa’s Band.
“Ho accettato per scoprire se si può davvero uscire vivi dal bullismo di quei tre (si riferisce a Marco Santin, Giorgio Gherarducci e Carlo Taranto, ndr). Questa per me è una scommessa con me stessa, anche perché mi presento al pubblico con un altro registro ancora. Ma al di là della distinzione fra informazione ed intrattenimento, io credo nella distinzione fra tivù fatta bene e tivù fatta male. Loro, televisivamente, sono dei mostri dai quali si può solo imparare”.
Il programma è impostato proprio come un telegiornale (per dare quelle notizie che il tg non ha potuto dare per un problema di tempo), corretto?
“La confezione somiglia a quella di un vero telegiornale patinato. Il contenuto ovviamente no. Si giocherà su tutte quelle cose che riusciamo a captare sui social o sul web durante la giornata. L’obiettivo è stare sul pezzo e far ridere con una striscia quotidiana di quindici minuti, mica facile”.
In Italia quando si parla di tg satirico si pensa subito a Striscia la notizia (l’orario sarà pure lo stesso).
“Tranquilli, non proporremo una cosa già vista. La Gialappa’s ha un marchio talmente forte che si riconosce subito, le loro cose non somigliano a niente e nessuno. Striscia è diventata un’icona a sé, la gente non lo associa più al concetto di ‘tiggì satirico’. Rai dire Niùs non somiglia neppure Gazebo: loro giocano molto sulla parola dei social e sulla politica, noi no. Da noi si respira un’aria sicuramente più scanzonata”.
Mia Ceran si sente a suo agio nei programmi comici?
“Non so se sarò divertente, sicuramente divertita. Tutti noi nella vita di tutti i giorni abbiamo un lato più divertente e scanzonato, che spesso viene celato quando facciamo il nostro mestiere. La Gialappa’s mi mette nelle condizioni di poter essere me stessa e divertirmi anche davanti alle telecamere. L’importante è essere sinceri e non forzare troppo la mano”.
Qui si parla di un telegiornale scanzonato, ma tu hai fatto parte anche di una vera redazione di tiggì (dalla Cnn al Tg 5). Lo condurresti oggi un telegiornale vero?
“Non è mai stato un mio obiettivo, altrimenti sarei rimasta all’interno della redazione di un telegiornale. Non credo sia affine alla mia vera natura. Mi hanno divertito UnoMattina e Millenium. Così come ho amato stare in piazza, fare l’inviata e vedere le cose con i miei occhi. L’ho sempre ritenuto un dono, perché ho avuto il privilegio di stare dove le cose accadevano”.
Aldo Grasso ti ha paragonata a Santoro. “Più affascinante, meno ideologica”.
“Quel paragone mi ha inorgoglito. Santoro è un professionista che stimo tantissimo. Ha fatto la storia della televisione e ancora oggi ha una visione del mondo inedita e sempre interessante. Proprio come la Gialappa’s”.
Prima c’è stato Quelli che il calcio, ora il programma con la Gialappa’s. E’ l’inizio di una carriera extra giornalistica, come già successo in passato ad Antonella Clerici o Simona Ventura?
“Non ho mai fatto progetti a lungo termine. Quando ho iniziato, se avessi potuto sceglierei, avrei detto ‘voglio fare i talk come Santoro’. Poi man mano, crescendo, ho perso quell’entusiasmo. Perché è cambiata la politica, il modo di raccontarla, i politici in televisione. Invevitabilmente è diventato interessante per me qualcos’altro. Oggi vado nella direzione che più mi somiglia”.
Quelli che il calcio quest’anno ti ha permesso di tornare a fare l’inviata e viaggiare tanto.
“Il capo progetto, Massimo Venier, per convincermi è venuto da me e mi ha detto: ‘Hai voglia di mettere il dito sul mappamondo e ogni settimana raccontare una storia da lì?”. Chiunque avrebbe accettato, sarei stata pazza a rifiutare”.
Pure lì c’è la Gialappa’s.
“E’ lì che ci siamo conosciuti ed annusati. E’ anche stato il mio primo passo verso il mondo dell’intrattenimento e non credo di essermi fatta male. Forse senza quel passaggio, non sarebbe mai arrivato Mai dire Niùs“.
E’ vero che eri in lizza per condurre il nuovo programma delle 14 di Rai 1, poi saltato?
“Non parlo di ipotetici abboccamenti, discussioni e contatti. Ho imparato a parlare solo di quello che accade”.
Anche se non fai progetti a lungo termine, cosa ti piacerebbe fare in futuro?
“Mi ha sempre sconfiferato un programma sulle vite dei potenti del mondo, impostandolo come se fosse una fiction o un romanzo di appendice”.