Leonardo Decarli a Blogo: “Sì Piccoli Giganti, no Carpool Karaoke. Gli youtuber in tv? Ci vuole più selezione”
Chi è Leonardo Decarli, coach della nuova edizione di Piccoli Giganti? Intervista.
Debutterà mercoledì 26 aprile, in prima serata su Real Time (canale 31), Piccoli Giganti. Il format, stravolto rispetto alla prima edizione trasmessa su Canale 5, manterrà però la suddivisione dei “pequenos” in tre squadre composte da una Mascotte (un bambino tra i 4 e i 7 anni), un rappresentente – o una coppia – per il Canto ed uno per il Ballo. I bambini saranno capitatati da tre coach: Rossella Brescia, Massimiliano Rosolino e lo youtuber Leonardo Decarli. Conosciamolo meglio.
Chi è Leonardo Decarli? Come lo spiegheresti a mia nonna?
“Intanto, le sconsiglierei di vedersi un mio video perché potrebbe farsi una cattiva idea su di me (ride, ndr). In realtà Leonardo Decarli è un ragazzo che ha studiato recitazione per tanti anni e che ha sempre sognato di lavorare come attore o presentatore nel mondo dello spettacolo. E’ poi riuscito a trovare una strada secondaria, quella del web, che gli ha aperto tante porte e dato un sacco di opportunità. Sono uno degli anziani del web italiano”.
Il passaggio ad altri media è un passaggio obbligato o un’evoluzione naturale?
“Spero non sia un passaggio obbligato. Tanti youtuber di adesso fanno sul web cose che su altri media non funzionerebbero. Per andare a fare televisione, cinema, musica o radio bisogna avere una certa esperienza e bisogna studiare. Personalmente ho sempre fatto corsi, stage, ho studiato e non mi sono accontentato. Però è vero che il web si è sporcato molto ed è diventato molto popolare. Una volta, dieci anni fa, era più raffinato (nel bene o nel male). Non c’era la smania di voler diventare youtuber a tutti i costi per diventare famosi. Prima volevano diventare tutti calciatori e veline, oggi tutti youtuber e fashion blogger”.
Hai già avuto collaborazioni televisive?
“Ho avuto da ragazzetto alcune comparsate nelle televisioni locali e qualche piccolo spot, ma non l’ho mai considerato l’inizio di una carriera. La prima esperienza televisiva è stata nel backstage di X Factor, quando ho fatto il Twix Reporter con Clapis: è stata un’esperienza molto particolare e anche un’ottima palestra”.
Quindi è arrivato Piccoli Giganti.
“E’ nato tutto da un giorno all’altro, non me l’aspettavo. Tra dicembre e gennaio ho iniziato a collaborare con Real Time e ho condotto Adesso parlo io, un programma raccontava delle storie vere di ragazzi che hanno subito atti di bullismo. Quell’esperienza mi ha permesso di iniziare a collaborare con il canale. E adesso c’è Piccoli Giganti, una delle esperienze più belle che mi siano mai capitate”.
Sei l’outsider del cast?
“Sono un po’ il fratello maggiore di tutti i bambini, anche quelli delle altre squadre (lui è coach delle Bolle di Sapone, ndr). Alcuni di loro, i più grandicelli, erano già miei fan mentre gli altri non facevano parte del mio target e non mi conoscevano. Ma appena hanno saputo che sono uno youtuber sono diventati automaticamente miei follower (ridr, ndr). Ho saputo che in albergo, durante i giorni di registrazione, si son guardati tutti i miei video… Fa un sacco ridere questa cosa”.
Avevi visto la prima edizione del programma?
“Ho visto la prima edizione in pillole, prima di iniziare le registrazioni. La nostra versione non è molto differente, anche se ci sono stati alcuni cambiamenti per renderlo ancora più familiare. Non c’è competizione fra i bambini, è solo un pretesto per divertirsi e farsi due risate”.
E’ vero che co-condurrai anche il Carpool Karaoke?
“In realtà ho fatto una puntata zero ad agosto scorso e qualche giorno fa ho scoperto che lo condurrà solo Jake la Furia. Niente Carpool Karaoke per quest’anno”.
Sei un telespettatore accanito o sei più vicino a Netflix (o simili) come i tuoi coetanei?
“Non sono mai stato un malato di programmi televisivi. Mi sento più vicino alle serie di Netflix o Sky”.
Cosa ti piace e cosa non ti piace in tv?
“Non ci sono programmi che non mi piacciono perché non li guardo proprio e non mi pongo il problema. Mi piace invece Amici, lo guardavo anche da più piccolo, e mi piaceva tanto Chi ha incastrato Peter Pan?, era uno di quei programmi che non potevo non vedere. Poi guardo tanto Real Time e DMax, soprattutto i programmi sulle automobili. Sono un malato di motori e non nego che mi piacerebbe far parte del cast dell’edizione italiana di Top Gear”.
Ci sono state delle proposte che hai rifiutato perché non sentivi tue?
“Recentemente no, son stato piuttosto fortunato. Negli anni passati ho fatto cose, soprattutto parliamo di product placement sul mio canale, che hanno rischiato di rovinare quello che avevo creato fino ad allora. Quello è stato un problema di managament, non è stata colpa mia: uno alla fine del mese ci deve arrivà (ride, ndr)”.
Non si guadagna così tanto con il web?
“Non sono uno di quegli youtube che guadagna con le visualizzazioni. Non ho il tempo né l’età per produrre tre video al giorno. Mi sono spostato e ho sperimentato in altri settori. A 27 anni credo sia arrivato il momento di mettere le fondamenta su qualcosa di più concreto. Il web oggi c’è, domani magari non più perché arriva uno più bravo e giovane di te: è un settore precario”.
La televisione si approfitta dei numeri di voi creators? Sempre più programmi vi coinvolgono per creare interesse.
“Se si parla di trending topics e quindi del coinvolgimento di uno youtuber per twittare sul programma, dico che è una mossa intelligente e condivisibile. Ma non è vero che c’è un trasporto da mezzo a mezzo. Non è vero che se io ho un milione su Instagram, questo milione poi ti segue in televisione. Magari fosse così. La stessa cosa vale per il cinema e io l’ho testato con mano per Game Therapy. Eravamo 4 youtuber con 4 milioni di follower in totale (con lui c’erano Favij, Clapis e Zoda, ndr) ma neanche il 5 per cento di loro è andato a vedere il film”.
Quindi?
“La televisione prima di assoldare uno youtuber o un personaggio del web dovrebbe assicurarsi che questa persona, fuori dalla sua cameretta, si senta a suo agio e riesca a fare le stesse cose. Fare un video in cameretta e stare su un palco, con dieci telecamere addosso e cinquanta persone che ti dicono cosa devi fare, è molto diverso. Farei dei casting in più”.