Alvin a Blogo: “Il mio sogno è continuare a fare game show, ma non chiamatemi il Gerry Scotti del futuro”
Bring the noise torna su Italia 1: intervista al conduttore Alvin.
A stretto giro rispetto alla prima stagione (di successo), torna Bring the noise su Italia 1. Il quiz musicale, condotto da Alvin, riparte giovedì 11 maggio con un parterre di ospiti niente male: giocheranno Mara Maionchi, Rocco Siffredi, Michele Bravi, Katia Follesa, Giorgio Mastrota, Alessia Macari, Gianluca Fubelli, in arte Scintilla e Luigi Mastrangelo.
“C’è grande entusiasmo e voglia di fare”, ci racconta il conduttore alla vigilia del ridebutto. “C’è un’atmosfera bella strana a Bring the noise. Spesso, dopo le registrazioni, si esce, si va a mangiare e si sta insieme, anche con i concorrenti che vengono a giocare da noi. Mi dicono un sacco di loro che non succede spesso in televisione. Anzi, non succede praticamente mai. Questo è un programma dove gli ospiti si divertono davvero”.
Bring the noise porta leggerezza. Il pubblico ne ha bisogno.
“Che non è una leggerezza superficiale ma necessaria nella vita per riequilibrare le nostre anime. Le nostre vite sono stressanti e la tv, per come la vivo io, dev’essere una valvola di sfogo”.
Perché una seconda edizione nel giro di pochi mesi?
“Perché così presto? A me fa solo onore. La prima edizione ha fatto centro e per noi è un grande piacere poter rifare subito una nuova edizione. Quelle logiche secondo cui il genere può essersi saturato le lascio a chi fa questo tipo di analisi, io faccio un altro tipo di mestiere”.
La nuova edizione è ambientata nello Teatro 5 di Cinecittà. Tanta roba direi.
“Fellini, La Nave, La Dolce Vita… aleggia il mito del Teatro 5 e mi vengono i brividi solo a parlarne. Quando mi hanno portato in camerino per la prima volta, mi han detto ‘Ecco, questo era il camerino anche di Fellini’. Io mi sono fermato, mi sono appoggiato al muro e mi son messo a pensare. In silenzio. Per me è una cosa pazzesca esser lì. Forse Fellini, da lassù, un po’ sta gradendo l’energia di Bring the noise“.
Cosa vedremo di diverso rispetto alla precedente stagione?
“Abbiamo inserito dei giochi più cinici, vogliamo mettere in gioco i concorrenti anche fisicamente. E l’abbiamo fatto cambiando lo studio per l’ultimo gioco: entrerà in scena una pedana che gira in maniera sempre più veloce e gli ospiti dovranno cercare di rimanerci sopra il più tempo possibile. E’ una sorta di toro meccanico, ma musicale”.
Dopo Bring the noise, sono arrivati Music Quiz su Rai 1 e Furore su Rai 2: due format molto simili. Non c’è il rischio di assuefazione del genere?
“I programmi sono simili come genere, è vero. Ma è come quando vai al ristorante e prenoti un primo: c’è la pasta, la pasta con i vari sughetti, il riso, il risotto milanese e un sacco di profumi, gusti e sapori diversi. Sono gli ingredienti a fare la differenza, così come i target. Il target di Rai 1 non è comparabile a quello di Italia 1. Noi abbiamo ottenuto dei risultati sul pubblico giovane che magari non sono stati raggiunti da altri programmi. E poi c’è proprio un modo diverso di raccontare lo stesso genere”.
Da tempo si dice di te che sei il volto nuovo e rampante su cui punta Mediaset. Tu come ti percepisci?
“Mi sento semplicemente felice di poter fare il lavoro che volevo fare da bambino. Ora voglio continuare a portare avanti il mio progetto. Ma è anche vero che la televisione cambia così velocemente che non ha neppure senso crearsi troppe aspettative o etichettarsi in qualche modo. Io faccio il mio, cerco di farlo al meglio, e poi vedremo”.
Quest’anno L’Isola ha sentito molto la tua mancanza. Ma tu hai sentito la mancanza de L’Isola?
“(ride, ndr) L’Isola ti lascia un tatuaggio indelebile nell’anima. La prima cosa che mi hanno detto quando sono arrivato in Honduras è stata: ‘Qualsuasi cosa tu racconterai dell’Isola, non ti crederà nessuno’. E così è stato (ride, ndr). E’ un mondo che vive a sé: finita quelll’esperienza, esci dalla bolla e rientri nella vita reale. Sono successe delle esperienze pazzesche lì… però Bring The Noise mi ha rubato l’anima”.
Si parlava di te anche per un quiz nel preserale. C’è qualche nuovo progetto in questo senso?
“Il mio sogno è proprio quello, fare dei quiz o game show. Io faccio tv per cercare di portare gioia, serenità e tranquillità ai telespettatori”.
Insomma, vuoi diventare il Gerry Scotti del futuro?
“No, ti prego (ride, ndr). Non credo di essere in grado di reggere un paragone così importante. Io faccio il mio: non sarò paragonabile a nessuno e nessuno sarà mai paragonabile a me. Ognuno ha le sue caratteristiche, anche se stimo infinitamente professionisti come Gerry Scotti, Carlo Conti, Claudio Lippi e Corrado”.