Non uccidere, la seconda stagione su Raidue: la recensione
La seconda stagione di Non uccidere conferma gli elementi che hanno reso la fiction un successo di critica, non preoccupandosi degli ascolti ma cercando una voce differente rispetto alle altre fiction
La seconda stagione di Non uccidere parte con due consapevolezze: la prima è che se esiste una seconda stagione, lo si deve soprattutto alle ottime critiche ricevute dalla prima, e non tanto dagli ascolti ottenuti su Raitre, anche sotto il milione di telespettatori, che ha spinto la serie anche all’estero, come in Francia ed in Germania, dove ora è in onda. La seconda, invece, è che parte del successo di critica sta nelle atmosfere nord-europee, inedite per una produzione italiana, che nella seconda stagione non solo vengono riconfermate, ma sono accentuate e diventano esse stesse solco dentro cui scorrono le vicende raccontate.
Un’innovazione che fa il paio con la decisione della Rai di anticipare la prima tv televisiva, in partenza da questa sera alle 21:15 su Raidue (il secondo appuntamento andrà in onda mercoledì), con la pubblicazione dei primi dodici episodi su Raiplay -i restanti dodici episodi andranno in onda in autunno-. Chi è avvezzo alla visione streaming, quindi, saprà già cosa succede a Valeria Ferro (Miriam Leone) ed agli altri protagonisti, che finiscono in una spirale di bugie dalle conseguenze tragiche.
La stagione, infatti, sembra aprirsi normalmente, con un caso di omicidio in un contesto “chiuso” (sia esso una famiglia, o un gruppo ristretto), raccontato tramite i punti di vista e le sottotrame di tre personaggi, format già sperimentato nella prima stagione. Ma la premiere di Non uccidere 2 risponde anche ai dubbi avanzati dalla decisione di Monica Guerritore di non fare più parte del cast: come far uscire di scena, quindi, il personaggi di Lucia, centrale nella linea orizzontale della prima stagione, senza snaturare il formato della fiction?
Gli autori hanno trovato un escamotage che inizialmente potrebbe sembrare eccessivamente semplice e sbrigativo, ma bisognerà aspettare il corso degli episodi per scoprire che, in realtà, dietro alle bugie raccontate da Lucia a Valeria nella prima stagione e durante i vent’anni in cui era in carcere, si cela altro.
Una storyline che permette di introdurre due nuovi personaggi: Giuseppe Menduini (Federico Pacifici) e sua figlia Viola (Martina De Santis), che finiscono sotto la lente della protagonista, la cui ossessione per la ricerca della verità dovrà fare i conti con una scoperta che metterà in crisi addirittura proprio la sua passione per il suo mestiere.
Al centro, quindi, resta Valeria, con le sue decisioni ed il suo carattere che finisce per avere degli effetti anche sugli altri personaggi che le ruotano intorno, primo tra tutti Andrea (Matteo Martari), con cui la donna ha iniziato una relazione, ma anche il suo superiore Lombardi (Thomas Trabacchi), l’esperto Mattei (Riccardo Lombardo), il giovane Rinaldi (Luca Terracciano), fino alla sua famiglia, al fratello Giacomo (Davide Iacopini) e lo zio Giulio (Gigio Alberti).
Forte delle due consapevolezze di cui sopra, Claudio Corbucci e Peppe Fiore, che hanno scritto il soggetto di serie, hanno deciso di accentuare quella sensazione di piacevole estraneità che si prova nel vedere una serie italiana, girata a Torino, ma dal sapere nord-europeo, sia nelle sceneggiature e nei personaggi che nelle scelte più tecniche. La fotografia è molto attenta ad utilizzare colori freddi e la maggior parte delle scene si gira o in ambienti chiusi ed isolati, o di notte o nelle prime ore della giornata. Non uccidere, è questo il senso, non è una serie alla portata di tutti, ed orgogliosamente rivendica questa sua eccezionalità, pur sapendo che, così facendo, restando coerente a se stessa, perde però l’occasione di raggiungere il pubblico delle grandi occasioni.
Ma la scelta fatta dalla Rai di privilegiare la promozione della serie per vie traverse e, soprattutto, sperimentali, come appunto l’anteprima streaming, il passaggio da Raitre a Raidue, più consona ad ospitare una serie dal sapore internazionale, e la messa in onda estiva, libera quindi dal giogo degli ascolti sotto il periodo di garanzia, permettono a Non uccidere di respirare un’aria di innovazione e di libertà creativa che altrimenti non sarebbero state possibili.
Non uccidere 2 può così continuare a crescere lontano dagli stereotipi della fiction italiana, pagandone certo delle conseguenze in ritmo ed aspettative del pubblico generalista, ma riuscendo così a far sentire la propria voce che, in quanto differente, unica e fuori dagli schemi, deve trovare il proprio spazio.