Quattro nuove puntate in onda a novembre su Rai 2, una squadra rodata al suo fianco e Ivan Cotroneo ancora al suo fianco: Mika racconta il suo lavoro di autore tv e di conduttore ‘naif’ ai ragazzi del Giffoni Film Festival, di cui è ospite in questo sabato di metà luglio.
“Fare un ‘sequel’ è sempre una grandissima sfida. Per le 4 nuove puntate di questo show/musical, come lo chiamo io, ho guardato ai prodotti made in Usa e anche agli UK, ma l’idea è quella di pensare all’Italia. L’idea è quella di andare sempre di più verso la tradizione del varietà Rai anni ’60/’70 e nello stesso tempo sperimentare nuove formule narrative e nuovi linguaggi”
dice Mika, entusiasta nello svelare alcuni dettagli della sua nuova avventura tv.
“Per la prima volta ci sarà una vera e propria fiction all’interno dello show, con cui lo studio interagirà: la fiction infatti si collegherà con quello che accade ‘a casa’ che a sua volta influenzerà l’andamento della serie. Un dialogo tra due mondi, narrativi e anche tecnici, visto che le immagini avranno gradienti diversi, grane diverse… io sarò sempre più nel mezzo di questi mondi”.
Scompariranno le intro ‘condominiali’, ma non il concetto fictional dell’opening e del closing, “ma più di questo non posso dirvi“, dice quasi dispiaciuto. Nessun riferimento, per ora, alle indiscrezioni pubblicate dal sito davidemaggio.it circa un’ipotesi di conduzione per Sanremo 2018 con Pippo Baudo e Virginia Raffaele.
Torniamo però a Stasera a casa Mika: la serialità, in fondo, è intrinseca alla scrittura stessa del programma, sviluppato sin dall’anteprima come un racconto che dà vita a tante diverse linee narrative che si sviluppano nel plot episodico e che accompagnano tutta la serie come continuing story, con ancoraggi e di citazioni anche nel disegno e nella realizzazione della scenografia, cosa che Mika tiene a sottolineare.
“Cambieremo la macchina. Lo scorso anno c’era scritto ‘Hi, George’, in omaggio a Harrison, quest’anno ci sarà ‘Hi, John’. Sono stato accusato nella prima stagione di non aver messo abbastanza ‘casa’ nella scenografia, curata da uno studio di design olandese bravissimo, ma io penso che la casa è dove c’è il cuore. Pensate che volevo fare la campagna di lancio del programma proprio con lo slogan “Dove c’è cuore c’è casa” ma mi hanno detto che qualcuno che fa spaghetti lo aveva già fatto”
scherza l’artista. Non ha avuto difficoltà a immaginare lo show sulla Rai, generalmente considerata non al passo con i tempi:
“Uno show come questo, che vuole essere popolare, non sarebbe potuto andare su un’altra piattaforma. L’importante è che il programma arrivi non solo a chi lo segue a casa in tv, ma che si possa fruire anche via web. Ormai il consumo della tv passa per le tante clip pubblicate sui social: è una formula ormai rodata negli USA ed è una fruizione sempre più spezzettata che circola con grande velocità”.
Del resto per una produzione come questa ci vuole tempo e impegno e non tutte le tv e le piattaforme sono disposte a farlo:
“Stiamo lavorando già da due mesi e inizieremo a girare questo fine settimana per andare in onda a novembre. Un varietà come questo costa soldi e tempo, ma soprattutto ci vuole una grande motivazione della squadra e la Rai può contare su tecnici che se coinvolti nel progetto sono capaci di tutto. Il direttore di Rai 2 Ilaria Dallatana è stata fondamentale in questo progetto: il suo è stato un sì rischioso e le tv devono essere disposte a investire in questo tipo di racconti”.
Un racconto diverso da quello dei talent, che lui pure bazzica, ma verso cui non manca di lanciare qualche frecciata:
“Con il taxi ho voluto raccontare la storia straordinaria di una donna comune, ma in un modo diverso da quello dei talent che ti chiedono ‘Chi sei? Da dove vieni? Come sta tua nonna?’ prima di far vedere la nonna, così tutte le nonne a casa piangono. Non è una critica – puntualizza – sappiamo che senza questo i talent non funzionano e che questa è la parte bella dei talent. Ma ci sono anche altri modi di raccontarlo. E io cercherò di raccontarlo diversamente”.
Chi vede come possibile volto del varietà del prossimo decennio? A sorpresa risponde con “Francesco Gabbani“.
“Ho visto la sua performance a Sanremo e poi anche sul palco a condurre l’MTV Award, in un modo completamente diverso… secondo me potrebbe farlo”.
Altro nome a sorpresa Fedez, “anche se è superdiverso da quello che faccio io, ma penso potrebbe farlo e poi è un superfissato per i dettagli“.
Intanto la Francia ha chiesto di comprare il programma, anche se l’idea di Mika e di Cotroneo non è quella di fare un format da esportare, magari una versione diversa per il mercato d’oltralpe. Il suo desiderio, però, è quello di realizzare un film o una serie su Beirut, di cui si racconta sempre e solo la distruzione della guerra:
“Napoli mi ricorda molto Beirut, forse anche per questo mi emoziona e mi dà ispirazione: mare, montagne, arte, natura, bellezza e contraddizioni. E come di Beirut, di Napoli si racconta sempre una faccia della medaglia, la più facile, quella di Gomorra”.
Mika contro Gomorra? L’artista attenua subito.
“La serie è bellissima, ma c’è anche un altro lato della storia, più difficile da raccontare. Lo ha fatto Ivan Cotroneo con Sirene (in Autunno su Rai 1, che Mika definisce “una figata!”, ndr) nella quale racconta il lato più romantico della città. Ecco, mi piacerebbe fare una serie o un film così su Beirut”.
In conclusione un’incursione nel privato:
“Sono fantastico? Beh, chiedetelo a mia mamma e al mio compagno, che ha avuto non pochi problemi a starmi accanto. Talvolta mi dicono che quando nessuno mi chiederà un autografo io non sarò più nessuno… Forse non sarò più nessuno per il pubblico, ma quel giorno inizierà una vita più bella per quelli che mi sono stati accanto in questi anni, che ho fatto soffrire per il mio egoistico desiderio di fare sempre qualcosa. E quel giorno arriverà”.
Per ora arriverà l’autunno Rai e porterà altra gente a Casa Mika.