La seconda edizione di Top Chef Italia può contare su una conferma di prestigio, Annie Féolde, chef owner di Enoteca Pinchiorri e ‘première dame’ della gastronomia italiana, che torna alla guida del cooking show di Nove nel ruolo di giudice/conduttrice al fianco dei colleghi Giuliano Baldessari e Mauro Colagreco. Prima donna in Italia, e quarta nel mondo, a conquistare le tre stelle Michelin, con preparazioni gourmet nate per accompagnare i vini della leggendaria cantina curata dal marito Giorgio, Mme Annie potrebbe essere la protagonista perfetta di una serie tv ispirata alla sua vita e alla storia dell’Enoteca Pinchiorri, che in sé è un romanzo.
Per ora, però, la tv l’ha rapita nell’inatteso ruolo di giudice in un cooking show. Alla vigilia della seconda edizione di Top Chef Italia abbiamo avuto il piacere di intervistarla per farci raccontare da lei i sapori di questa esperienza sul piccolo schermo e gli ingredienti che troveremo nella seconda edizione. Una chiacchierata breve, ma di rara piacevolezza con una donna che è una vera leggenda, non solo per le 3 Stelle Michelin ma soprattutto per la grazia e l’umiltà che traspare in ogni parola, che cerca di mettere l’altro sempre a proprio agio, come del resto fa quotidianamente, dal 1972, in Enoteca, peraltro membro della prestigiosa associazione Relais & Châteaux.
Non manca qualche sorpresa, come quel riferimento al lavoro fatto con i bambini. Ci sarà una versione Junior di Top Chef (?! di cui non c’è traccia nelle versioni originali) o vedremo Annie Féolde impegnata in qualche altro format ‘junior’, magari in Junior MasterChef nel ruolo che fu di Lidia Bastianich? La giudice, per ora, non si è sbilanciata*. E prima di continuare nelle ipotesi, torniamo a Top Chef 2017.
*Update 21 settembre: trattavasi di una puntata del programma con ospiti speciali un gruppo di bambini. Ma chissà che non sia il lancio di un prossimo spin-off.
E’ un piacere rivederla tra i giudici di Top Chef. Cosa l’ha spinta a tornare tra i ‘coltelli’ del cooking show e cosa l’ha affascinata di più del mondo della tv, finora.
La televisione è un mezzo per spiegare cose a cui tengo. Ho detto sì a Top Chef quando ho saputo che dovevamo parlare della cucina e di tutti i suoi aspetti, che sono tanti e difficili da raccontare, con precisione e rispetto. Rispetto è stata per me la parola chiave: ci sono programmi, invece, che trovo un po’ volgari.
Si riferisce a qualcuno in particolare?
No, non faccio nomi, anche perché ce ne possono essere tanti cui riferirmi. Top Chef mi dà la possibilità di parlare della mia passione e di dimostrare che i ‘giudici’ non sono nient’altro che cuochi in grado di valutare quel che fanno i concorrenti e dare consigli a loro e ai telespettatori. Ecco, mi interessava questo.
Lei parlava di rispetto: verso la professione, verso i prodotti…
Verso le persone. In primis verso le persone e poi ovviamente per tutto il resto.
Questa è la differenza tra Top Chef e gli altri?
Penso di sì.
Ha detto che Top Chef riesce a raccontare vari aspetti del complesso lavoro che c’è nella ristorazione. Molti pensano che la tv abbagli i più giovani facendo sembrare tutto facile, spingendoli magari ad aprire attività che chiudono poco dopo. Top Chef riesce a raccontare la fatica che c’è in una cucina?
Qualche volta sì. Certo, non bisogna neanche far credere che lavorare nella ristorazione sia una cosa tremenda, altrimenti nessuno lo fa più (ride). Diciamo che i giovani vanno supportati… Abbiamo lavorato anche con i bambini e devo dire che sono una continua sorpresa: a 6/8 anni hanno già una propria idea della cucina, hanno un proprio palato e vederli al lavoro è buffissimo. Ma è molto importante che vengano supportati.
Mi sembra di capire che ha avuto a che fare con i più piccoli. C’è qualche progetto tv junior in cantiere?
(Madame ride) Ho già detto troppo. Diciamo che lavorare con i piccoli è una cosa che mi piace molto perché posso farla sia in Enoteca che in tv…
Vabbè, ne riparleremo più avanti. A proposito di bambini, qual è il suo primo ricordo in cucina?
Mia nonna. Cucinava cose splendide ogni giorno, pur senza avere molti soldi a disposizione; sapeva trasformare gli ingredienti con semplicità, ma facendo cose ottime. Proprio questo è il segreto, la semplicità e il rispetto per le materie prime. Fare intrugli in fondo è una mancanza di rispetto per le persone. Lo so che tutti gli chef parlano della nonna (sorride), ma posso garantire che non l’ho detto per imitare gli altri. Mia nonna era davvero una santa: è una cosa che non dico mai, ma lo era. Cucinava per far piacere agli altri, alla sua famiglia. Era meravigliosa.
A proposito di far piacere agli altri, ricostruendo la storia dell’Enoteca Pinchiorri ha dichiarato di aver iniziato “con la voglia di far piacere alla gente, di farla star bene”. E’ questa la ricetta del successo?
Abbiamo aperto l’Enoteca per la passione per i vini di mio marito Giorgio. Ma ci siamo accorti presto che questa passione non aveva limiti. Voler dare un momento di piacere ai clienti è la cosa principale e bisogna sempre pensare a quel che si può migliorare. Bisogna guardare sempre avanti e non essere mai soddisfatti di quel che si è raggiunto perché si può fare sempre meglio, sapendosi anche adeguare alla società che cambia. Solo così si può andare avanti per 4 decenni (dice con voce morbida, ma decisa).
Spesso invece in tv si vedono concorrenti, o chef, concentrati soprattutto sul proprio ego…
Eh (sorride), c’è qualcuno che ancora non ha capito che non basta essere bravi e che da soli non si va da nessuna parte. Ci vuole anche cuore, savoir faire, studio, un palato sviluppato e poi la conoscenza degli ingredienti. E’ fondamentale.
Tra i concorrenti di questa edizione c’è qualcuno che l’ha colpita e che ha pensato di portare con sé all’Enoteca?
(Ride e la immagino con quello sguardo pungente avvolto in un’aura sorniona) Io ho già una grande e bella équipe di cucina e in sala. Andando in giro per il mondo talvolta mi fermo a parlare con personale di sala e di cucina e qualche volta magari penso tra me e me che starebbe bene nella mia squadra. In questo caso, però, si tratta di chef che hanno già una propria attività. Non bisogna essere egoisti e fermarsi al vantaggio che si potrebbe avere dai concorrenti, ecco. Piuttosto Top Chef ci dà modo di parlare e raccontare a casa il nostro comune lavoro: siamo un po’ come dei professori che mirano a spiegare delle cose con semplicità.
Le piacerebbe avere un programma tv tutto suo? E se sì, di cosa le piacerebbe trattare o raccontare?
Ho avuto molte richieste negli anni. Una cosa che mi è piaciuta molto fare fu un video, propostomi da un giornalista, per spiegare al pubblico come funziona e come si costruisce l’intesa tra sala e cucina in un ristorante: è la chiave stessa della ristorazione e coinvolge tutti, proprietari inclusi, perché tutti in un ristorante lavorano insieme e in una stessa direzione. Il taglio di quel lavoro mi è piaciuto molto, decisamente di più che parlare di me o della storia dell’Enoteca. Ecco, credo che un programma con me sola non abbia senso: trovo esagerato un programma solo per me o su di me. Molto meglio fare qualcosa con gli altri, arricchisce.
A proposito di squadra e di armonia, lo scorso anno ho apprezzato l’alchimia che si era creata da tra voi giudici: cosa le mancherà di più di Moreno Cedroni?
Cedroni è stato così bravo da diventare un fantasma (e madame Féolde ride). In fondo è rimasto con noi anche se fisicamente non c’era: la sua presenza ha aleggiato per tutta l’edizione (sorride ancora). Comunque lo vedremo ancora in questa seconda stagione, siamo andati a trovarlo. E’ rimasta un’amicizia solida che credo durerà per sempre. Lui sarà sempre nel nostro cuore. In ogni caso penso che noi altri tre giudici ci siamo organizzati abbastanza bene per andare avanti anche senza di lui.
Inevitabilmente non posso che chiederle quali novità riservi questa seconda stagione: cosa dobbiamo aspettarci da Top Chef 2?
Ci sono ovviamente delle sorprese che non svelerò e che scoprirete nel corso delle puntate: non scopriremo tutte le nostre carte subito, altrimenti che sfizio c’è (sorride).
Sarà un’edizione migliore della precedente?
Beh, diversa indubbiamente. Del resto noi stessi eravamo diversi lo scorso anno, erano diversi i concorrenti, eravamo diversi noi giudici, alla nostra prima esperienza del genere, così come per Discovery e Magnolia era un esperimento. Era per tutti una ‘prima volta’. Quest’anno invece è stato tutto diverso: eravamo ovviamente più sicuri, più tranquilli. L’esperienza fa bene e serve a tutto, no?
E ‘sento’ madame sorridere. La sua eleganza e la sua grandezza attraversano la cornetta. Quando si dice, con cognizione di causa, “è stato davvero un piacere”. Non ci resta che seguire la seconda edizione di Top Chef Italia da questa sera, giovedì 7 settembre, alle 21.15 su Nove (DTT, 9).