Tvblog intervista gli Aram Quartet: “Per noi X Factor rimarrà l’esperienza più significativa”
Presentiamo oggi l’ultima intervista di questo bellissimo ciclo dedicato ai semi finalisti di X Factor. Abbiamo letto e apprezzato le interviste a Emanuele Dabbono, Giusy Ferreri, Ilaria Porceddu e Tony Maiello. Oggi, gli acclamatissimi Aram Quartet. Ringraziamo in coda lo staff di X Factor per la grande disponibilità e ai suoi protagonisti, che hanno dimostrato
Presentiamo oggi l’ultima intervista di questo bellissimo ciclo dedicato ai semi finalisti di X Factor. Abbiamo letto e apprezzato le interviste a Emanuele Dabbono, Giusy Ferreri, Ilaria Porceddu e Tony Maiello. Oggi, gli acclamatissimi Aram Quartet. Ringraziamo in coda lo staff di X Factor per la grande disponibilità e ai suoi protagonisti, che hanno dimostrato (tutti!) enorme umiltà e interesse per il lavoro di Tvblog. Per chi volesse orientarsi tra i nomi dei singoli cantanti, fate riferimento alla foto. Dalla vostra destra: Antonio Maggio, Michele Cortese, Antonio Ancora e Raffaele Simone. Parleremo del loro rapporto con la tv, di Ilaria Porceddu e di un azzardato paragone con i Pooh.
Amati e apprezzati dal pubblico: voi vi piacete?
Raffaele: Sì, non staremmo insieme altrimenti. Il nostro progetto è anche precedente a X Factor. Non ci piacciamo comunque completamente: abbiamo ancora molte cose da imparare.
Antonio M: Quando abbiamo deciso di unire le nostre carriere da solisti in un unico progetto, sicuramente conoscendoci da moltissimi anni, sapevamo quali erano le capacità di ognuno e sapevamo quanto potevano rendere assemblate. Non si fa una cosa se non si ha la convinzione che possa funzionare.
Michele:Chiaramente la dimostrazione d’affetto del pubblico ci dà sempre maggiore sicurezza. Ci piacciamo sicuramente più di prima perchè abbiamo maggiori consensi.
Antonio A: Ci piacciamo, insieme. Singolarmente ognuno di noi non avrebbe sentito la forza e l’energia che sentiamo quando siamo tutti e quattro insieme. Ovviamente fa piacere il riscontro del pubblico, perchè il motivo che ci ha portato qua era proprio la voglia di esprimere la nostra potenza corale. Siamo felicissimi che questo piaccia al pubblico.
Michele: Il progetto Aram Quartet è un progetto neonato, c’è tantissimo da migliorare. E siamo qui per questo.
In merito alle recenti polemiche con i Sei Ottavi, quanto è importante il ruolo di Morgan all’interno di X Factor?
Antonio A: Morgan ha avuto il merito di forgiare il nostro sound. Quando siamo arrivati qui non avevamo una precisa identità musicale. Quindi Morgan è stato bravo ed intuitivo nel trovare un percorso musicale che potesse far esprimere al massimo la nostra vocalità. Che ci permettesse di arrivare anche in maniera più diretta a tante persone.
Michele: Sarebbe importantissimo continuare questa collaborazione anche al di là di X Factor e intraprendere con lui un percorso che ci possa averlo da guida spirituale e musicale.
Antonio M: Gli Aram senza l’ausilio di Morgan non avrebbero trovato tutti i pareri positivi che hanno avuto loro ad X Factor.
Nella sua classifica personale Morgan ha messo i Cluster come i migliori artisti del programma. La cosa non vi ha disturbato?
Michele: Sicuramente i Cluster sono cinque grandissimi professionisti, sono pluri-diplomati in conservatorio, quindi sicuramente dal punto di vista tecnico erano superiori a tutti i gruppi vocali che si sono presentati qui ad X Factor. Morgan in tutta questa professionalità ha dato una nota di originalità al loro progetto. Non c’è ancora un progetto simile a quello dei Cluster. Per questo ha sponsorizzato il loro progetto.
Antonio A: Morgan è consapevolissimo che ogni gruppo ha una sua identità musicale. Quindi nonostante l’arrivo dei Cluster noi non abbiamo minimamente fatto un paragone tra noi e loro, anzi. Abbiamo assorbito da loro tantissimo, abbiamo imparato molto. Pur consapevoli di essere due identità musicali completamente diverse. Morgan non ci ha tolto assolutamente nulla. Anzi, in queste settimane ha continuato a seguirci come ha sempre fatto e in maniera equa secondo me, con tutti i gruppi. Non ci dimentichiamo l’energia che ha dedicato ai 4 sound, agli FM e agli stessi Sei Ottavi, quindi penso che il suo lavoro sia andato anche al di là di quello che è il suo ruolo di capitano.
Quindi i Sei Ottavi erano solo presi dalla rabbia.
Raffaele: A dir la verità noi non abbiamo nemmeno percepito questa cosa. Lo abbiamo saputo indirettamente. Conoscendo i Sei Ottavi, mi sento di dire che sono dei grandissimi artisti e oltre tutto hanno delle qualità umane singolarmente forti, hanno all’interno un arrangiatore molto bravo. Probabilmente sarà stato il momento. Morgan ha fatto tantissimo per loro, con canzoni e arrangiamenti che potranno sicuramente utilizzare valorizzando quello che già facevano, allargando il loro campo di azione.
Antonio M: Questo i Sei Ottavi lo sanno benissimo e sono grati a Morgan. Può sembrare che con un minuto di dichiarazione che viene montato in puntata che i Sei Ottavi ce l’hanno con Morgan o che Morgan si è risentito. Non è assolutamente così. Perchè noi ci abbiamo vissuto due mesi e sappiamo benissimo che la stima che Morgan ha nei loro confronti è quanto loro siano grati a Morgan e quale tipo di rapporto si è instaurato anche dal punto di vista professionale sia grande. Molto probabilmente continuerà anche al di là di questo programma.
Ilaria Porceddu è…?
Antonio A: Bellissima
Raffaele: Sensibilissima
Antonio M: Emozionante
Michele: Ispirata
Se non foste in gara chi vi piacerebbe che vincesse?
Antonio M: Non ti nascondo che gli Aram Quartet fin dall’inizio hanno individuato in Emanuele e Ilaria due persone con cui avrebbero voluto concludere questa esperienza. Tutti e tre abbiamo avuto la fortuna di arrivare in semi finale. Sicuramente ci farebbe enormemente piacere se uno dei due vincesse X Factor, perchè se lo meriterebbero davvero.
Antonio A: Anche dal punto di vista umano sono due persone davvero umili, anche se inizialmente non so se ti ricordi, Ilaria non ha avuto un impatto facile, specialmente con Simona. Poi il pubblico non ha fatto faticato a capire che è una ragazza di una bellezza e di una semplicità estrema, non solo dal punto di vista professionale ma anche umano.
Michele: Artisticamente hanno tanto da dire. Con le cover riescono ad emozionare, figuriamoci quante emozioni hanno da dare con le loro canzoni.
Raffaele: Con loro abbiamo già avuto modo di “scambiare” artisticamente in sensibilità e in musica. Con Ilaria abbiamo avuto modo di duettare al Blue Note. Loro due sono sicuramente i nostri preferiti. Anche Tony ha delle grandi capacità umane. Bisogna considerare che Tony è molto piccolo, è anche il fatto che sia riuscito a resistere in una condizione non vantaggiosa è importante, perchè chiudersi qua dentro 24 ore su 24 non è facile. In particolar modo per un ragazzo così giovane. Ed è una persona molto sensibile.
Quali sono gli artisti che vi hanno fatto venire voglia di cantare?
Michele: Un artista particolare da dirti non ce l’ho. Uno soltanto sarebbe limitativo. Posso dirti il periodo storico: il rock degli anni ’70, i cantanti più significativi del rock progressive di quegli anni. Dal rock Italiano della Premiata Forneria Marconi, Le Orme, ai New Trolls, ai Led Zeppelin, Deep Purple. Poi voci significative della storia della musica mondiale che mi hanno formato vocalmente sono Stevie Wonder e Ray Charles. Un artista che stimo molto oggi della scena musicale italiana è Francesco Renga.
Antonio M: Se Michele è più sulla sfera del rock, io sono all’opposto, anche se ho sempre ascoltato un po’ di tutto. La mia anima è più pop, sicuramente. Fare dei nomi sarebbe un attimo riduttivo. Ti posso dire che anche io ho amato tantissimo Stevie Wonder, Robbie Williams. In Italia ti posso fare i nomi di Franco Battiato, Alex Baroni.
Raffaele: Ho iniziato ad ascoltare musica molto giovane e dei cantautori italiani: De Andrè, Baglioni, Battisti in particolare. Poi crescendo ho un po’ deviato. Tra gli artisti italiani di oggi mi piace molto Finizio, nel mainstream Daniele Silvestri che per me è molto originale, e Neffa.
Antonio A: Io rispondo in modo un po’ paradossale. Torno alla radice della domanda che mi hai fatto. La voglia di cantare non credo che sia dovuta ad un artista che ascolti. Almeno nel mio piccolo, credo sia un’esigenza primordiale che ho dentro da quanto sono nato. Gli artisti che ho ascoltato mi hanno dato una direzione. I miei ascolti adolescenziali, giovanili ci sono i Queen, c’è Battiato. Tra l’altro “Per Elisa” è stata realizzata nell’anno in cui sono nato. Mia madre mi raccontava che la cantava quando ero nella pancia. Questo è forse uno dei motivi che mi ha fatto nascere cantante. E’ una cosa che avevo già dentro. E poi negli anni gli ascolti mi hanno portato ad affinare il mio stile. Di italiano apprezzo tutt’ora Battiato, Silvestri, ma anche Pino Daniele, Alex Britti il progressive anni ’70, il jazz, sono generi che in maniera più o meno influente mi hanno aiutato a forgiare un stile.
Guardate la televisione?
Michele: Le Iene. Io non guardo molto i film, il cinema. Anni ’60: Antonioni, Fellini, sono un amante di quel cinema. I programmi televisivi di oggi non mi invogliano moltissimo a guardarli. Sono un amante soprattutto dei film. Programmi musicali sì, anche per aggiornarmi in quello che c’è nel mondo della musica.
Raffaele: Anche io guardo i programmi musicali ma anche ciò che riguarda le scienze, i documentari. E’ sempre un uso molto mirato quello della televisione.
Antonio M: Quando sono a casa, la guardo volentieri la tv. Qualche programma in particolare no. Nel tempo libero comunque la guardo.
Qual è la cosa che vi ha insegnato il vostro vocal coach Gaudi?
Michele: Noi più che vocal coach lo definiamo “General coach”, perchè è anche preparatore spirituale.
Spirituale: torna spesso questo termine.
Michele: Sì, perchè un po’ lo siamo noi, un po’ lo abbiamo trovato nei nostri preparatori. La cosa che concretamente ci ha dato un grandissimo aiuto sulla pronuncia inglese, solo per dire una cosa banalmente concreta. Poi, per il resto, ci ha dato troppo. Ci sarebbe troppo da dire.
Antonio A: Ci ha dato certamente un grande metodo di lavoro. Essendo una persona molto precisa, puntigliosa, come anche noi siamo, ci ha dato il modo di valutare e di ascoltare i pezzi e di gestire le discussioni tra di noi. Ha fatto spesso da mediatore, ci ha dato molto anche a livello umano.
Mi fate un bilancio generale di questa esperienza?
Antonio M: Al di là del fatto che siamo un progetto neonato, credo che X Factor rimarrà l’esperienza più significativa per gli Aram Quartet. Sicuramente dal punto di vista professionale, grazie a Morgan e Gaudi, il nostro percorso ha preso una svolta anche culturale. Affrontando periodi storico e musicali che non avevamo mai ben conosciuto. Speriamo di poterlo concludere. Abbiamo potuto condividere questa esperienza con dei grandi artisti con i quali sono nate anche delle collaborazioni.
Abbiamo visto che avete scritto anche delle canzoni. Una grande intesa, quindi.
Antonio M: Non esagero dicendo che sono nate delle grosse amicizie. Personalmente non credevo a questi rapporti che nascono dalla televisione. Sinceramente questa esperienza mi ha smentito. Con alcuni avremo davvero sicuramente modo e piacere di coltivare l’amicizia nata qui ad X Factor anche dopo la trasmissione.
Vi sentite i Pooh del nuovo Millennio?
Raffaele: Assolutamente no, per noi i Pooh sono solo un grandissimo esempio.
Antonio M: Non ci permetteremmo mai.
Raffaele: Hanno 40 anni alle spalle di grande carriera e hanno dimostrato di essere ancora ad un livello altissimo. Dall’altro lato riconosciamo alcune cose che sono vicine al nostro modo di cantare.
Antonio A: Il nostro impatto sonoro è tipicamente italiano e si avvicina al loro modo di intendere la vocalità. Un modo semplice, immediato e diretto. Non ci paragoneremmo mai nè per esperienza musicale nè per qualità artistica, perchè è ancora tutto da dimostrare.
Raffaele: Noi abbiamo ricevuto da loro dei gran complimenti. Questo già ci basta.
Antonio M: Mio padre è sempre stato un fan sfegatato dei Pooh fin da piccolo, ha avuto il piacere di ascoltare quasi tutto. E ritrovarmi vicino a loro sul palco, nella prima sera nella quale mio padre è venuto in studio, è stato un momento particolarissimo per me. Essere paragonati a loro mi sembra quasi una bestemmia. Noi ci metteremo tutto l’impegno possibile e immaginabile per fare qualcosa di musicalmente serio.
Chi è il più provolone dei quattro?
Antonio M: In realtà tutti e quattro, in quanto grandi buongustai del genere femminile.