Gomorra – La serie, Stefano Sollima: “A Sky ho detto di provare a fare Scampia Vice, bisogna pensare da un altro punto di vista”
Stefano Sollima, regista di Gomorra-La serie, ha spiegato come ha voluto realizzare la serie tv, sottolineando che gli ascolti non sono l’unico elemento da considerare
Nello stesso giorno in cui il direttore generale della Rai Luigi Gubitosi promette che la Rai non trasmetterà mai produzioni come Romanzo Criminale e Gomorra-La serie, il regista di entrambe le serie tv, Stefano Sollima, espone il suo pensiero a proposito di come la serialità italiana stia cercando di essere attuale e competitiva con quella straniera, sempre più audace e capace di raccontare mondi duri ma affascinanti a livello narrativo.
Intervistato da “Il manifesto”, il regista (che sta lavorando alla seconda stagione di Gomorra), spiega che la difficoltà nel portare in tv il libro di Roberto Saviano stava nel non ripetersi rispetto a Romanzo Criminale, combinando realismo a finzione:
“In generale non dovremmo mai sottovalutare l’onestà intellettuale degli scrittori e degli autori. Era evidente che rispetto a Romanzo criminale la materia stessa di Gomorra dovesse essere riportata in altro modo. La sfida era raccontare quel mondo nel modo più reale possibile, quindi privilegiando il punto di vista organico del sistema. Se racconti un personaggio nella sua totalità devi pensare che è inevitabile possa compiere azione detestabili ed al contempo mantenere elementi ‘umani’. Ma poi entra in gioco l’aspetto sociologico, contestualizzi quelle vicende e metti in scena un mondo che lo spettatore conosce ma non così approfonditamente. L’altra sfida era fargli vivere il racconto da un altro punto di vista, con il brivido di stare dall’altra parte”.
Gomorra-La serie ha avuto successo anche per la sua capacità di richiamare un certo tipo di cinema italiano d’impegno alla spettacolarità delle serie tv più moderne:
“Quando mi hanno chiamato per fare Gomorra, dopo aver letto e riletto il libro ho fatto una proposta che era esattamente questa, ovvero una fiction con gli elementi classici del realismo italiano abbinata ad una rappresentazione che cinematograficamente fosse di notevole impatto. Quando mi sono incontrato con la produzione e Sky ho detto: proviamo a fare una sorta di ‘Scampia Vice’… L’obiettivo era una serie di grande intrattenimento con un’attenzione sulla cronaca molto spiccata. Tanto da non aver altra scelta che girarla nei luoghi in cui i fatti erano realmente accaduti, cosa che inevitabilmente ha reso all’inizio più complesso il racconto”.
Sollima parla di come la produzione abbia incontrato la resistenza del quartiere di Scampia, che temeva di essere rappresentato negativamente attraverso la serie tv:
“Nel momento in cui vai ospite in un quartiere ed in una realtà ‘diversa’, il buon senso ti suggerisce sempre il confronto. La ricerca del contatto con la gente ci ha aiutato anche a creare Gomorra così com’è. E’ tutto nato in parte dal pregiudizio, perchè tutti avevano visto Romanzo Criminale e la domanda che ci è stata posta, sicuramente legittima, è stata: non è che fate la stessa operazione sulla camorra? Ovviamente la risposta è stata negativa, abbiamo spiegato che il nostro sarebbe stato un racconto cinematografico, parziale per definizione. Perchè si sceglie di seguire una storia e non tutte le altre. Qualsiasi evento tu potrai narrare, ambientato in un qualsiasi momento o periodo storico dovrai sempre operare una scelta, racconterai una storia invece di un’altra. Noi abbiamo ritenuto che Gomorra fosse abbastanza paradigmatica di un mondo e quindi da questo confronto è nata una collaborazione, che ha portato alla realizzazione, ad esempio, dei cortometraggi e dei corsi alla scuola del cinema”.
Ed a chi pensa che Gomorra-La serie non abbia avuto un successo così enorme (l’ultimo episodio ha superato gli ottocento mila telespettatori), Sollima spiega che la tv di oggi deve andare oltre i semplici numeri dell’auditel:
“Il concetto di televisione sta radicalmente modificandosi. Oggi non giri canale, cerchi il contenuto -come fanno le generazioni più giovani- e magari lo trovi su web. Ma un po’ sta cambiando, anche perchè non puoi misurarti sempre con l’audience ma pensare da un altro punto di vista. Certo gli ascolti di Gomorra su una rete pay sono pochi se confrontati con quelli della Rai o Mediaset. Però nel momento in cui sommi alla fine del percorso il pubblico del sessanta Paesi in cui la serie è stata acquistata, potresti restare piacevolmente sorpreso.”
Al di là di questo aspetto, i successi delle serie tv di qualità, per Sollima, è dovuto al fatto che riprendono alcuni schemi cinematografici che il grande schermo ha accantonato:
“Queste produzioni televisive –True detective certo, ma citerei Breaking Bad, Mad Men, rinnovano la tradizione dei classici che cinematograficamente oggi non avrebbe più senso produrre. Ad esempio la storia dei due poliziotti che danno la caccia al serial killer al cinema farebbe fatica a trovare finanziamenti. Da noi ci stiamo provando, mescolando una specificità italiana che è apprezzata anche all’estero. Lo facevamo nei settanta ma per motivi misteriosi abbiamo smesso di produrla…”
Meglio, allora, che sia la tv a raccontare storie come queste, anche se non tutti i network sono disponibili a mandare in onda produzioni di qualità ma che, giustamente, fanno discutere.