Ve la diamo noi la popolarità…col blog!
Fino a qualche decennio fa, a scatenare la morbosità della gente erano i cosiddetti “fenomeni da baraccone”, i “freaks”, personaggi che finivano per avere popolarità a causa di (o grazie a) qualche anomalia, perlopiù fisica. Con l’avvento dei mass-media, i “fenomeni da baraccone” si sono trasformati in “telefenomeni da baraccone”, popolari non più per le
Fino a qualche decennio fa, a scatenare la morbosità della gente erano i cosiddetti “fenomeni da baraccone”, i “freaks”, personaggi che finivano per avere popolarità a causa di (o grazie a) qualche anomalia, perlopiù fisica.
Con l’avvento dei mass-media, i “fenomeni da baraccone” si sono trasformati in “telefenomeni da baraccone”, popolari non più per le loro anomalie, ma per fatti di cronaca più o meno leggera, per scandali al sole o per delitti di difficile soluzione. Personaggi che hanno alle spalle storie diverse, ma un unico denominatore comune: la voglia di apparire.
Ne abbiamo visti a centinaia in questi ultimi anni, di telefenomeni. Solitamente ogni fatto di cronaca ne sforna uno al massimo, ma se va male ce ne toccano anche di più. Erba insegna: chi per primo è apparso davanti alle telecamere per parlare della disgrazia appena accaduta? I coniugi Romano, scopertisi poi (troppo presto, ahiloro, altrimenti qualche Porta a Porta non glielo toglieva nessuno) assassini. Lo ricorderete senza dubbio. Ma quel delitto ha sfornato anche un altro telefenomeno, Azouz Marzouk, fortunatamente non ancora collocato in qualche programma tv.
Di nomi se ne potrebbero fare tantissimi oltre ai due già citati, da Annamaria Franzoni a Fabrizio Corona e Lele Mora, famosi per vicende ben diverse, chiaramente. Questi ultimi li vedete raffigurati qua sopra assieme a quello che si preannuncia essere il nuovo telefenomeno da baraccone, le gemelle K (dal cognome Cappa), protagoniste di decine di servizi sull’omicidio di Chiara Poggi, al centro dell’attenzione ancor più della stessa vittima.
Il fotomontaggio di una loro foto con una di Chiara, spacciato per ricordo delle vacanze dalla zia, fatto e soprattutto esposto in pubblico non certo per averne un ricordo, ma per mera ricerca di visibilità, ha colpito la gente. C’è chi ha colto la palla al balzo per vederne qualcosa di collegato all’omicidio – in questi casi, si sa, qualunque elemento è adatto per “additare” -, per definirle “diaboliche”, chi l’ha semplicemente trovato di cattivo gusto e chi ne ha fatto dell’ironia.
Questa ricerca di visibilità, mescolata, mi si permetta, ad una grossa dose di ingenuità, si sono rivelate un cocktail fatale per le due ragazze. Un esempio? Da qualche giorno è online un blog dedicato alle due gemelle, lo potete trovare a questo indirizzo. Detto blog sta pubblicando (con successo) decine e decine di fotomontaggi raffiguranti le ragazze in situazioni di ogni genere: si va dall’Ultima Cena, nella quale sono nascoste tra gli Apostoli, alle fotografie di dubbio gusto scattate nel carcere di Abu Ghraib che le vedono nelle vesti di carceriere, dalla locandina di Kill Bill a quella del Titanic, sempre con le due ragazze al posto dei protagonisti. Rielaborando un famoso detto, potremmo affermare che “chi di fotomontaggio ferisce, di fotomontaggio perisce”.
Le immaginavo nella loro “cameretta”, come due bambine che sono state scoperte dopo aver rubato la marmellata. Qualche giorno fa avrebbero probabilmente pagato pur di vedere i loro volti su un famoso quotidiano o 10 secondi in qualche telegiornale, mentre ora che tutti parlano di loro, loro ne farebbero sicuramente a meno.
La voglia di popolarità può fare del male, tanto male, bisogna sempre tenerlo a mente.