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Top Dj, Albertino a Tvblog: “Programma molto credibile. Mi piacerebbe avvicinare chi non conosce il mestiere del deejay”

L’intervista ad Albertino uno dei giudici di Top Dj su Sky Uno

pubblicato 13 Maggio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 04:35

A margine della conferenza stampa di presentazione di Top Dj (il nuovo talent dedicato alla ricerca di nuovi deejay in onda su Sky Uno a partire da stasera alle ore 22:45 ed in replica il giovedì successivo alle 24 su Cielo), abbiamo intervistato Albertino che, assieme a Lele Sacchi e Stefano Fontana, completa il trio dei giudici di questa nuova avventura televisiva/musicale.

In conferenza stampa, è stato detto che il talent è stato già registrato per intero. Secondo te, quale sarà l’accoglienza da parte del pubblico?

Sai, questo è un mondo dove ci sono tanti appassionati ma c’è anche molta curiosità, molta invidia e questo potrebbe scatenare anche diffidenza nei confronti di una materia che non è mai stata trattata da media così importanti come nel caso di Sky. Ho accettato volentieri di partecipare al programma perché credo di conoscere abbastanza bene la materia e di conseguenza essere una piccola garanzia per chi si avvicina a questo programma. E’ molto credibile, un programma dove i deejay fanno davvero i deejay. Non è una cosa fake, una pagliacciata fatta per strumentalizzare un mestiere di cui oggi si parla tantissimo. Spero che chi guarderà il programma, e ne capisce, possa dire che è stato fatto un lavoro che rispetta questa professione e mi piacerebbe avvicinare chi non conosce affatto questo mestiere perché noi non vogliamo escludere nessuno.

Dal promo di presentazione mostratoci in conferenza stampa, sembra che userete anche il linguaggio tipico di voi deejay. Puoi chiarirmi meglio questo aspetto?

Useremo anche dei termini tecnici che noi usiamo normalmente. Mash up, ad esempio, è una parola che utilizziamo nel nostro quotidiano e, per chi non la conosce, verrà ampiamente spiegata.

Il binomio musica da club e televisione, quindi, può risultare vincente?

Quello che andiamo a raccontare è semplicemente quello che accade dietro la professione del deejay che non è solo il live ma anche una preparazione in studio e producing. I ragazzi dovranno fare anche delle prove creative, dimostrare di saper produrre della musica. Non ho mai ambito ad andare in televisione a tutti i costi. Sono molto contento di quello che abbiamo fatto.

Non so sei hai letto che, quest’anno, Maria De Filippi ad Amici ha tentato di inserire il circuito dei dj. Ipotesi accantonata per mancanza di degni rappresentanti della categoria. Dove li avete scovati dei talenti così bravi?

Non so, forse sono arrivati spontaneamente.

Secondo te qualcuno riuscirà a costruirsi un futuro musicale dopo l’esperienza televisiva?

Sì, più di uno.

Come è stato cimentarti nell’inedito ruolo di giudice? Come ti sei trovato con gli amici/colleghi?

Ci terrei a precisare che si abusa del termine giudice. Il giudice è uno che ha studiato davvero tanto per fare questo lavoro. Per cui, con grande umiltà, quando mi chiamano giudice mi fa un pò strano. Con Stefano e Lele abbiamo avuto un rapporto molto professionale, assai sereno. Ci siamo trovati quasi sempre d’accordo sulle decisioni prese. Non c’è stata la necessità di avere atteggiamenti aggressivi e essere severi a tutti i costi per esigenze televisive. Siamo stati semplicemente noi stessi e ci siam trovati molto bene.

Il tuo apporto personale ai ragazzi da veterano della musica elettronica?

Mi sono comportato da fratello maggiore. Ho dato dei consigli che si potrebbero dare a dei ragazzi che normalmente ci portano delle cose da sentire, fanno delle performance. Abbiamo cercato di testare la loro conoscenza sulla musica ‘vecchia’, quel percorso musicale che parte dagli anni ’70 fino ad arrivare all’hip hop, elettronica pura e pop. In un certo senso, abbiamo provato a dare un quadro completo della figura del deejay e di colmare alcune loro lacune.

Alla luce dell’esperienza appena vissuta, torneresti a vestire i panni di giudice per un’eventuale seconda stagione?

Mi arrabbierei se non mi chiamassero di nuovo (ride, ndb).