Londra 2012, la storia di doping di Alex Schwazer nella video-confessione al Tg1
Il marciatore squalificato per essere risultato positivo all’eritropoietina
Un uomo distrutto. Questo appare Alex Schwazer, il marciatore italiano campione olimpico a Pechino trovato positivo all’EPO (una sostanza dopante che migliora le performance sportive, ma molto pericolosa per la salute, utilizzata per il doping in tutti gli sport che richiedono resistenza) e dunque squalificato dalle Olimpiadi di Londra 2012.
E la tv, dopo aver raccontato la vicenda, spesso anche con una retorica che non serviva – nota di merito, invece, a Bragagna, che su Rai2 rintuzzza anche Stefano Tilli, che lamenta i toni utilizzati sui social network, ricordando all’ex corridore italiano che, di fatto, Schwazer ha tradito chi ha riposto la propria fiducia in lui –, propone, attraverso il Tg1, la testimonianza definitiva: l’intervista-confessione al protagonista della vicenda, ad Alex Schwazer.
Nel video, lo sportivo lascia spazio all’uomo e alla sua fragilità. La fragilità di chi ha perso tutto. Di chi voleva vincere, anche perché è «difficile essere sempre il fidanzato della fidanzata» (il riferimento è alla campionessa di pattinaggio, Carolina Kostner, ed è davvero agghiacciante, perché lascia intravedere un senso di inferiorità e di competizione all’interno della coppia da manuale di psicologia). Schwazer si prende tutte le sue responsabilità – come aveva detto – e si mostra già in video, in lacrime, a confessare e spiegare di aver sbagliato, a raccontare di aver fatto tutto da solo, a insinuare il dubbio su altri sport e sul fatto che non sia proprio tutto pulito.
Dopo un giorno dalla squalifica, dunque, lo sportivo passa già alla confessione in tv. Il reality si sta impadronendo della realtà, ma la realtà, alla lunga, avrà la meglio. Come sempre. E purtroppo per Schwazer, non basterà una confessione televisiva per sistemare le cose. Anche perché, evidentemente, l’uomo – prima ancora dell’atleta – ha nodi irrisolti da risolvere. E non si possono risolvere in tv, nemmeno se l’intervista la si concede ad un tiggì.
Tutta questa fretta di parlare in tv, tutta questa fretta di darsi in pasto ai media quando forse una dichiarazione sobria e poi un po’ di silenzio avrebbero fatto meglio, hanno un sapore strano, di confessione frettolosa, che pretende un perdono subito.
Dal canto suo, la tv non poteva esimersi dalla cannibalizzazione immediata: è quella che funziona. E se poi ci sono le lacrime, e particolari che riguardano anche la vita di coppia, meglio ancora, no?