Mission, Boldrini: “Proposi alla Rai format australiano, senza vip. Ora c’è rischio di ledere dignità di rifugiati”
La polemica s’ingrossa, con la presa di posizione di Roberto Fico, Presidente della Commissione di Vigilanza Rai.
Il caso Mission s’ingrossa, anche per il coinvolgimento del Presidente della Camera Laura Boldrini che negli scorsi mesi, in qualità di portavoce dell’Unhcr (l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), aveva collaborato con la Rai per ideare il programma che dovrebbe andare in onda sulla rete ammiraglia il 27 novembre e il 4 dicembre. Prima di proporvi le dichiarazioni della Boldrini, però, partiamo da quelle di Tullio Camiglieri, il quale, insieme ad Antonio Azzalini, firma il reality girato all’interno dei campi profughi del Sud Sudan e del Congo.
Ci accusano di voler spettacolarizzare la situazione dei rifugiati, ma noi speriamo che ci sia questa spettacolarizzazione, perché così finalmente questo tema riuscirà a colpire l’opinione pubblica. E’ la prima volta che si racconta questo universo al grande pubblico.
A proposito della collaborazione con la Boldrini, Camiglieri a Redattoresociale ha aggiunto:
Il progetto nasce discutendo anche con lei che su questi temi ha sempre avuto una forte sensibilità e che era ai vertici dell’organizzazione. Siamo partiti con l’idea di far un programma che raccontasse una realtà non facile e per niente seducente. Abbiamo quindi di coinvolgere le più grandi organizzazioni che si occupano dei rifugiati, l’organizzazione delle Nazioni Unite Unhcr e Intersos.
L’autore ha spiegato che i vip coinvolti “”faranno le pulizie, da mangiare e tutte le mansioni che svolgono gli operatori delle due organizzazioni” e che “l’obiettivo è raccontare attraverso i loro occhi queste parti di mondo dimenticate”. Camiglieri ha poi tenuto a precisare che Mission non è un reality show ma un docu-reality anche perché non sono previste dinamiche come gare ed esclusioni, ma il racconto è più simile a un documentario in presa diretta:
Sarà uno degli esperimenti più avanzati del servizio pubblico, ed è un format tutto italiano che già quattro reti straniere di servizio pubblico ci hanno richiesto. In Italia non si capisce, ci sono polemiche sollevate dalle ong escluse. Ma non si può pensare che la televisione pubblica debba continuare a tener nascosta questa realtà, o a relegarla in programmi di tarda serata.
Insomma, Mission “è un programma che dà un senso alla tv pubblica” e i giudizi critici preventivi “sono insopportabili”. La netta difesa si conclude con la conferma che i partecipanti vip non saranno pagati, se non con un rimborso spese (dettaglio omesso da Emanuele Filiberto, presente nel cast, che è stato tra i primi a rispondere alle polemiche sollevate dalle Ong).
Nelle scorse ore molti esponenti politici hanno preso posizione sul caso Mission. Il deputato del Pd Vinicio Peluffo ha depositato presso la Commissione di Vigilanza del Servizio Radiotelevisivo Pubblico un’interrogazione parlamentare urgente sul tema; allo stesso modo Gennaro Migliore, presidente dei deputati di Sel e capogruppo in Commissione Vigilanza Rai, e Nicola Fratoianni, componente della Commissione Cultura della Camera, in una interrogazione al presidente della Commissione Vigilanza Rai hanno osservato che “la spettacolarizzazione dei drammi umani dei rifugiati politici è poco utile al dibattito, pur necessario, ed è lesiva della dignità delle persone e delle loro vite, perché utilizzate a fini commerciali”. Parole che inevitabilmente avevano reso evidente il contrasto all’interno del partito vendoliano, di cui la Boldrini è prestigiosa esponente. I deputati del Partito Democratico Michele Anzaldi, segretario della commissione di Vigilanza Rai, e Luigi Bobba, componente della commissione bicamerale per l’Infanzia e l’adolescenza, hanno invece chiesto a Roberto Fico del M5S, presidente della commissione di Vigilanza, “di poter visionare la registrazione della puntata numero zero della trasmissione Rai ‘Mission’, per poter appurare che il programma non sia offensivo per chi soffre e non sia lesivo dei doveri e delle prerogative del servizio pubblico radiotelevisivo”. Richiesta subito accolta dal grillino intenzionato a “valutare e verificare se il linguaggio di trasmissioni televisive come i reality sia quello adeguato a raccontare il dramma di chi e’ costretto a fuggire dal proprio Paese a causa di guerre e persecuzioni”. Fico ha svelato che già venerdì 2 agosto nel colloquio avuto con la Presidente della Rai Annamaria Tarantola (di cui TvBlog aveva dato conto) aveva chiesto ulteriori informazioni sulla trasmissione. Ed ancora:
In particolare ho intenzione di richiedere alla Presidente Tarantola, al Direttore Generale Luigi Gubitosi e al Direttore di Rai Uno Giancarlo Leone chi e in che modo produrrà le due puntate; se saranno accordati cachet alle celebrities che parteciperanno al reality; come sono state richieste e acquisite le liberatorie per l’utilizzo delle immagini delle donne, degli uomini e dei minori accolti nei campi profughi visitati.
Si richiede, inoltre, di visionare la puntata numero zero già registrata in modo da poter comprendere se sono stati effettivamente rispettati i principi che regolano, nel Contratto dei Servizio, la missione e il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo perché, in caso negativo, dovrebbe essere messa in discussione la stessa messa in onda del programma.
Ultima richiesta non particolarmente apprezzata da Leone, come esplicitato in un tweet:
Tv. Due deputati sollecitano presidente Vigilanza di visionare un programma @RaiUno prima della messa in onda. #progresso o #regresso ?
— Giancarlo Leone (@giankaleone) August 6, 2013
E veniamo alle dichiarazioni della Presidente della Camera, affidate ad una missiva indirizzata al quotidiano La Repubblica. In essa la Boldrini racconta:
Sull’esempio di analoghe trasmissioni prodotte da tv di altri paesi, si ipotizzò una trasmissione che avesse l’obiettivo di rendere più comprensibile all’opinione pubblica italiana la condizione vera dei rifugiati, troppo spesso e troppo sbrigativamente raffigurati come una minaccia alla nostra sicurezza. In particolare venne da me uggerito un format australiano, molto apprezzato, in cui ad essere coinvolte erano persone comuni, con idee molto diverse tra loro in tema di asilo, e comunque non certo vip. Si pensava dunque ad un’operazione di sensibilizzazione, non ad un reality o qualcosa di analogo, come invece indicherebbero le anticipazioni uscite nell’ultima settimana.
Come è ovvio, il mio coinvolgimento si è forzatamente interrotto a fine anno, quando ho lasciato l’incarico di portavoce. Prima come candidata alle elezioni politiche, poi come presidente della Camera, non ho avuto più né tempo né titolo per occuparmene. Leggo ora degli sviluppi che il progetto avrebbe avuto. Non spetta certo a me esprimere un eventuale ‘altolà’, come Veronese mi chiede, che avrebbe l’aspetto di un’interferenza nell’autonomia editoriale della Rai o – peggio ancora – di una censura preventiva.
Alla prevedibile obiezione del tipo ‘ma allora, cara Boldrini, perché intervenisti nel dibattito sul futuro in Rai di Miss Italia‘, ecco la risposta:
Faccio notare al riguardo che le mie poche parole su Miss Italia, che tanta risonanza hanno avuto, sono venute solo a commento di una decisione che la Rai aveva già preso e annunciato da settimane. Sono assolutamente certa del fatto che i miei ex colleghi dell’Unhcr abbiano a cuore quanto me la necessità di evitare strumentalizzazioni e spettacolarizzazioni. Al tempo stesso voglio sperare che il servizio pubblico – dai cui vertici sono venuti di recente significative e apprezzabili prese di distanza da un modello di reality-show ormai logoro – non ne faccia una tardiva replica a spese dei rifugiati e della loro dignità.
Insomma, tutti contro Mission. Anche Laura Boldrini che pure aveva condiviso con autori e dirigenti Rai il percorso iniziale di ideazione del programma. Che – lo chiediamo a voi lettori – potrebbe rischiare perfino di non andare in onda?
Foto via Facebook