Napoli milionaria, Massimo Ranieri torna su Raiuno con un’altra opera di Eduardo De Filippo
Su Raiuno Napoli Milionaria, la seconda opera di Eduardo De Filippo che Massimo Ranieri porta in tv
Dopo il successo dello scorso autunno, Massimo Ranieri torna in tv con un’altra opera teatrale di Eduardo De Filippo, ovvero “Napoli Milionaria!”, in onda stasera alle 21:10 su Raiuno. Cercando di bissare gli ascolti di “Filumena Marturano” (5,7 milioni di telespettatori, 20,43% di share), Raiuno continua l’esperimento di portare in prima serata sulla rete ammiraglia Rai delle opere teatrali. A garantire l’alta qualità del progetto, ancora una volta è Ranieri, che cura la regia teatrale dell’opera, mentre quella televisiva è di Franza Di Rosa.
Scritta nel 1945, la storia di “Napoli Milionaria” ha come protagonista Gennaro Jovine (Ranieri) che, durante la guerra vive insieme alla famiglia, composta dalla moglie Amalia (Barbara De Rossi) e dai figli. Gli Jovine, per tirare avanti, si danno alla borsa nera, ovvero al commercio illegale di prodotti di prima necessità, fin quando durante un sopralluogo della polizia Gennaro deve fingersi morto per non fare scoprire gli affari di famiglia.
Portato in carcere, il resto della famiglia continua a trovare dei modi per sopravvivere. Amalia, in particolare, stringe una particolare amicizia con Errico Settebellizze (Enzo Decaro), mentre la figlia Maria Rosaria (Ester Botta) resta incinta di un soldato americano ed il figlio Amedeo (Fabrizio Nevola) inizia a rubare auto.
Tornato dal carcere, Gennaro trova una famiglia del tutto diversa, che lo ignora mentre festeggia il compleanno di Errico. Ecco che, allora, l’unico interlocutore sarà la figlia più piccola, Rituccia, gravemente ammalata, a cui Gennaro racconterà i suoi pensieri, tra cui il celeberrimo “Ha da passà ‘a nuttata”.
Il lavoro di Ranieri punta alla diffusione di quest’opera, già famosissima, attraverso la televisione, tanto che ha lavorato ai testi, adattandoli per il pubblico di Raiuno, insieme a Gualtiero Peirce, che ha commentato positivamente il risultato:
“Rileggere ‘Napoli Milionaria!” sapendo di doverla tradurre e adattare per il grande pubblico della televisione è stata un’emozione indimenticabile. Perché, pagina dopo pagina, dietro l’affresco – celeberrimo e insuperato – della famiglia napoletana del dopoguerra è emersa sempre più nitida e impietosa l’immagine della nostra storia, del nostro paese. Del nostro presente. ‘Napoli Milionaria’, testo visceralmente partenopeo, battezzato sin dentro il titolo con il nome della sua città, ci ha mostrato subito la sua straordinaria universalità, svelandosi con naturalezza, come fosse già scritto in italiano. O in tutte le lingue del mondo. Perché ‘la guerra si paga con tutto’ dice Gennaro. E si paga ovunque, come un virus che non abbiamo ancora sconfitto e che piaga uomini di ogni razza e latitudine. Ma la guerra con la maiuscola Eduardo la lascia fuori dalla scena. È un’altra la guerra protagonista, è quella contro la dignità. Che si scatena dentro ciascun personaggio, dentro la famiglia, dentro di noi. Che giorno dopo giorno ci corrompe, spostando il confine fra ciò che è giusto e ciò che non lo è. E Gennaro ha ancora ragione quando ci avverte che ‘la guerra non è finita’. Né la sua, né la nostra. Se un giorno questo testo non sarà più così tanto attuale, quello sarà un gran giorno. Avremo un capolavoro di meno, ma un po’ di pace in più. Dentro e fuori di noi.”
La chicca, però è rappresentata dalle musiche del premio Oscar Ennio Morricone, che ha diviso in due parti il suo lavoro:
“Le musiche da me composte per le Commedie di Eduardo De Filippo, le ho scritte pensando ad una doppia linea percettiva ed espressiva. La prima, didascalica, va di pari passo con la sensibilità e l’emozionalità degli eventi che la storia racconta e dei suoi interpreti. La seconda cerca, attraverso una maggiore attenzione alla storia di Napoli, specie alle sue tracce musicali, le ragioni di un uso di un moderato cromatismo del materiale sonoro (senza cadere nel folklore) un ascolto più storicamente rispettoso che sia coerente con le tradizioni della città : cantastorie, venditori ambulanti, suonatori di strada, serenate e canti domestici, etc..etc..ma elaborati e riscattati dalla loro apparente umiltà. Tutto questo in pieno accordo con Massimo Ranieri che ha condiviso queste scelte.”