Netflix vieta sguardi e flirt: #MeToo detta le regole sui set
#MeToo in USA e Dissenso comune in Italia pare abbiano portato dei cambiamenti concreti sui set cine-tv, in primis accordi e regolamenti anti-molestie.
Vietato fissare qualcuno per più di 5 secondi, chiedere numeri di telefono, abbracciare qualcuno senza permesso: sarebbero queste alcune delle regole fissate da Netflix per i suoi set, almeno stando a quanto riportato da un collaboratore (anonimo) al Sun. Vietato, ovviamente, flirtare, ma anche insistere nel cercare contatti con chi ha evidentemente manifestato poco interesse; si invita, piuttosto, a segnalare comportamenti ‘inappropriati’: una sorta di decalogo piuttosto rigido che però Netflix non ha né confermato, né smentito, limitandosi a dichiarare all‘Indipendent di essere
“orgogliosa dei corsi anti-molestie organizzati per le nostre produzioni. Vogliamo che ogni set Netflix rappresenti un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso. Crediamo che gli strumenti messi a disposizione permettano a chi lavora con noi di far sentire la propria voce e non essere messo alla berlina”.
Dopo lo scandalo Weinstein e soprattutto il caso Spacey, che ha travolto anche il suo House of Cards , Netflix ha deciso di correre ai ripari e garantire la massima tranquillità ai propri lavoratori e soprattutto a se stessa in caso di altri reclami o denunce, vista la portata che il movimento #MeToo ha assunto negli USA e in mezzo mondo.
Qualcosa sembra muoversi anche in Italia: lo ha svelato l’attrice Sarah Felberbaum al Giffoni Film Festival 2018, rivendicando con orgoglio uno dei primi risultati del movimento Dissenso Comune, fattosi conoscere al grande pubblico italiano nel corso della cerimonia di premiazione dei David di Donatello. Quale? L’adozione di liberatorie anti-molestie anche sui nostri set.
“Per l’ultimo film che ho fatto ho dovuto firmare una liberatoria che autorizzava la produzione ad allontanarmi dal set nel caso avessi dato fastidio o mancato di rispetto in qualsiasi modo a chiunque sul set. L’abbiamo firmato tutti, perché tutti vanno tutelati, non solo io in quanto donna: pensarla così è già una forma di discriminazione. Io sono stata ben contenta di firmarla: in questo modo siamo stati messi sullo stesso piano”
ha raccontato la Felberbaum, convinta quindi che qualcosa sia davvero cambiato e che ci sia davvero la voglia di sensibilizzare e di cambiare atteggiamento verso le molestie, che molti considerano (ancora) solo ‘tentativi’ più o meno goffi di conquista. Intanto il caso Brizzi, che la procura di Roma ha archiviato perché il fatto non sussiste, ha contribuito ad aprire il dibattito anche in Italia: vedremo se e come la tutela dei lavoratori dalle molestie sul luogo di lavoro troverà posto nella (nuova) agenda politica italiana.