I Tg, l’informazione, la vita pubblica e privata e le repliche
Sono giorni caldi, questi, per la televisione: che l’estate sia finalmente arrivata, è reso evidente – se ancora ce ne fosse bisogno – dall’infinità di repliche, che suscitano l’indignazione nostra – è più rassegnazione, a dire il vero – e addirittura quella di Pupo, che si sfoga sulle pagine di Sorrisi.Ma al centro della polemica,
Sono giorni caldi, questi, per la televisione: che l’estate sia finalmente arrivata, è reso evidente – se ancora ce ne fosse bisogno – dall’infinità di repliche, che suscitano l’indignazione nostra – è più rassegnazione, a dire il vero – e addirittura quella di Pupo, che si sfoga sulle pagine di Sorrisi.
Ma al centro della polemica, non ci sono certo le inutili ma innocue repliche estive. No, nell’occhio del ciclone, per noti fatti che coinvolgono personaggi televisivi e personaggi politici in varia e variegata maniera, c’è, prepotentemente, l’informazione, quella televisiva in primis. Ovvero, quella pop, quella che entra, potenzialmente in tutte le case degli italiani, secondo un vecchio modo di dire.
I tg italiani, alcuni, almeno, sorvolano su fatti che riguardano il Premier Silvio Berlusconi. Sorvolano su fatti che all’estero vengono trattati abitualmente, quale che sia il colore della coalizione politica dei diretti interessati – si veda, per esempio, il recente scandalo-rimborsi scoppiato nel Regno Unito. Dopo il richiamo di Garimberti, Minzolini è dovuto intervenire per giustificare la linea del Tg1. Minzolini, per dire, dovrebbe giustificare anche il motivo per cui il Tg1 ha ignorato bellamente la protesta dei cittadini aquilani contro al disegno legge del Piano C.A.S.E. che si è tenuta lo scorso 16 giugno davanti a Montecitorio: l’edizione delle 13 non ha minimamente menzionato l’evento. Scelte editoriali, probabilmente. Che però, in quel caso, non hanno richiesto giustificazioni.
Il punto su cui si dibatte da giorno, ormai, è il confine fra pubblico e privato, fra il diritto alla cronaca e l’invasione della privacy.
Ebbene, qui, il sottoscritto – e preciso, il sottoscritto – sostiene una posizione estremamente semplice, anch’essa indipendente da colori politici. Una posizione che è bene mettere nero su bianco e che replicherei in qualunque altro momento.
Chi, per scelta e per ruolo, rinuncia a una parte della propria vita privata per occuparsi della res publica e chi ha fatto dell’ostentazione dei propri valori, dei propri successi personali e privati, della propria persona un mezzo, un veicolo per comunicare le proprie idee e per affermarsi come personaggio pubblico, difficilmente può mettersi a reclamare il diritto alla privacy, soprattutto laddove i suoi comportamenti apparrebbero, almeno a giudicare da quanto si legge e vede, poco consoni a ruoli di rappresentanza.
E l’informazione televisiva ha il preciso dovere di veicolare e non oscurare quelle che, a buon diritto, vengono ritenute notizie da chiunque abbia a che fare con il mondo dell’informazione senza interessi altri (e ancora una volta, chiamerò a modello quella branca dell’informazione anglosassone che vive sotto lo slogan no fear, no favour). E noi – il sottoscritto, almeno – abbiamo il preciso dovere di ricordarlo.