Gossip Girl, una serie “troppo avanti” ma in fondo dietro a Facebook
Se mi avessero chiesto un’opinione su Gossip Girl un anno fa, l’avrei definito il teen drama più accattivante del momento. Patinato a 360°, trasgressivo quanto basta, ironico se serve e giovanilisticamente perfetto. La serie nata dall’omonima collana di romanzi di Cecily von Ziegesar fa della gioventù bene un mirino di critica sociale spietatissima, dimostrando via
Se mi avessero chiesto un’opinione su Gossip Girl un anno fa, l’avrei definito il teen drama più accattivante del momento. Patinato a 360°, trasgressivo quanto basta, ironico se serve e giovanilisticamente perfetto. La serie nata dall’omonima collana di romanzi di Cecily von Ziegesar fa della gioventù bene un mirino di critica sociale spietatissima, dimostrando via via come quelli che sembrano a prima vista dei ragazzini viziati sono in realtà delle vittime di un sistema, tanto cinico quanto inevitabilmente reale.
Diranno i più scettici, non è la prima volta che la serialità americana racconta ansie e paturnie di figli di papà e giovani ereditiere, ambientandole ora tra le palme di Beverly Hills ora nelle ville private di Orange County. Eppure a Gossip Girl si coglie l’essenza maledetta della ricchezza nei luoghi più deputati ad ostentarla: gli sfarzosi interni. Sulle spiagge da sogno della California, dove ormai ci vanno anche i burini, prendono continuamente il sopravvento eventi mondani di nicchia, ambientati in location esclusive e governati da ferree regole di gerarchia socio-patrimoniale. Tutto è lusso e glamour, dal look sempre ricercatissimo delle ragazze al gusto maschile per gli accessori, qualità che hanno tributato a Gossip Girl il titolo di serie alla moda, dove nulla dell’immagine dei protagonisti è mai lasciato al caso.
Ma conosciamoli meglio, i nuovi teen idol del domani che la tv in chiaro ci ha appena presentato. La più emblematica di tutti è Serena Van Der Woodsen, un nome un destino. Chi non ha avuto nella stessa scuola la rampolla conturbante e spregiudicatamente matura per la sua età? Serena è una donna-vampiro contemporanea, che seduce chiunque le capiti a tiro con la sola arte del make-up, tanto impeccabile quanto labile. Svanito il trucco si nascondono lacrime e cicatrici difficili da rimarginare.
Gossip Girl, il nuovo teen drama di The Cw
La sua antagonista, tanto cattiva quanto intrappolata in una vita di ipocrisie e falsità, è Blair Waldorf, ovvero la stronza. Sarebbe anche lei un bocconcino niente male, ma la sua perfidia è tale da azzerarne qualsiasi pregio estetico. A farle compagnia è Chuck Bass, uno sbarbatello educato al culto del dio denaro che è un po’ un cummenda dal sapore dandy (pensate che la sua sciarpa, messa all’asta, vale 125 euro).
A compensare la triade dei belli e dannati sono i due polli della compagnia: il bel Nate Archibald che Thomas Mann definirebbe il perfetto prototipo del biondo-occhiazzurrino, senza troppa sostanza dietro quel faccino d’angelo, e il buon Dan Humphrey, l’eterno amico del cuore sempre saggio e comprensivo che un bel giorno si riscatta buttando gli occhi sulla più bella della scuola.
E poi ci sono i due fratelli minori, da proteggere dalle esperienze sbagliate anche se sai che, anche loro, impareranno solo dai propri errori. La piccola Jenny e il sensibile Eric sono ugualmente biondi e tinti, perché nell’Upper East Side se non hai un’acconciatura alla moda – o non ti puoi neanche permettere di fare lo sfigato redento – non sei nessuno. Entrambi si muovono indifesi nel tumultuoso iter della vita sociale, fatta di tattiche senza scrupoli e compromessi tosti. Le donne, si sa, sono sempre più forti specie se a coccolarle c’è un padre “moderno” come Rufus, mentre i maschietti rischiano i complessi e i turbamenti dovuti a una madre algida e assente (Lily).
L’aspetto più interessante resta, ancora una volta, quello del confronto generazionale, con la differenza di classe che diventa ulteriore veicolo di riflessione familiare. Ancor più che in altri telefilm qui i genitori possono permettersi di avere una vita sentimentale autonoma, fatta anche di debolezze esibite ai figli nell’era della parità dei ruoli. A volte fare l’amico a tutti i costi può diventare pericoloso, ma a equilibrare il tutto è la più spiccata maturità della prole di nuova generazione rispetto a quella di una volta, perché sa capire i propri genitori più di quanto loro possano fare schiacchiati dalla crisi di autorità.
Insomma, Gossip Girl è più avanti quando si tratta di denunciare cosa c’è dietro il messaggiare compulsivo, il pettegolezzo tecnologico, il ruolo pervasivo di una spiona che sul suo blog spiattella i fatti degli altri restando su di un piedistallo (curioso che a doppiarla in italiano sia la voce dell’indimenticata Marissa, questa volta senza volto dopo che la sua morte seriale ha chiuso un’epoca). C’è chi dice che nel futuro della serie la mente occulta del telefilm uscirà allo scoperto.
Per ora non resta che prendere atto di un fatto: Gossip Girl è tanto “avanti” nel proporre uno spaccato giovanile senza morale, quanto “indietro” nel farlo in modo unilaterale. Nell’era del social network, in fondo, siamo un po’ tutti dei gossip teen e, perché la serie non perda quell’alone di brand-new, occorre che rifaccia un ripasso delle mode del momento. Specie Italia 1 dovrebbe imparare la lezione, non congelando così a lungo un prodotto che la Facebook-mania (oltre al filesharing) potrebbe aver azzerato, fagocitandone ogni potere seduttivo e denunciandone il destino da “facile consumo”.